mercoledì 7 maggio 2008

Scuola di poesia




Scuola di poesia

di Emilio Gauna




Ho trovato in edicola un Corso Di Scrittura: non è uno scherzo, sono 12 volumi con tanto di dvd.
Visto che la cosa può rendere, ho deciso di lanciarmi anch’io nell’Impresa. Però, siccome non ho mai letto “The catcher in the rye”, prendo come modello il reverendo Dodgson, alias Lewis Carroll, e lancio addirittura una Scuola di Poesia.
L’unico problema è che il papà di Alice (e del Coniglio Bianco, e del Gatto del Cheshire, e della Lepre Marzolina, e del Cappellaio Matto) era inglese e scriveva in inglese. Se questo fosse un blog inglese scritto in inglese, non avrei che da schiaffarvi qui il testo e dirvi di leggerlo; invece mi toccherà di lavorare, il che è un gran brutto inizio, lo ammetterete.



“Poeta si diventa”, dice Carroll con un bel motto in latino, da vero erudito. E s’immagina una scenetta familiare: un bambino che chiede al nonno come si fa a diventare Poeti.
«Come si diventa poeti? Come si fa a scrivere in rima? Una volta mi hai detto: “Il vero desiderio prende parte del Sublime.” Ma dimmi come! Non mandarmi via con uno dei tuoi “un’altra volta”...»

POETA FIT, NON NASCITUR
« How shall I be a Poet ?
How shall I write in rhyme ?
You told me once : The very wish
partook of the sublime ,
then tell me how ! Don't put me off
with your Another time ! »

Il nonno sorride. Gli piace parlare con quel nipotino così sveglio: non c’è niente di trito o di banale in lui, nessuna esitazione. “ E tu vuoi diventare poeta prima di essere andato a scuola? Ah, bene! Non credevo che tu fossi così sconsiderato.»
The old man smiled to see him,
to hear his sudden sally;
he liked the lad to speak his mind
enthusiastically;
and thought: « There's no hum-drum in him,
nor any shilly-shally. »
« And would you be a poet
before you've been to school ?
Ah, well ! I hardly thought you
so absolute a fool.



Ma poi il nonno gli spiega: « Primo, impara ad essere spasmodico: è una regola molto semplice. Comincia col prendere una frase, e a farla in pezzettini piccoli; poi prendi i pezzetti, li mischi, e vedrai che vengono fuori che stanno a stento in piedi. L’ordine in cui escono non importa.»
First, learn to be spasmodic,
a very simple rule.
For first you write a sentence,
and then you chop it small;
then mix the bits, and sort them out
just as they chance to fall ;
the order of the phrases makes
no difference at all.

«Quindi, se vuoi far colpo, ricordati ciò che ti dico: le Qualità Astratte cominciano sempre con la maiuscola. Il Vero, il Buono, il Bello: queste sono le cose che pagano!»
Then, if you'd be impressive,
remember what I say,
the abstract qualities begin
with capitals alway :
the True, the Good, the Beautiful -
those are the things that pay !

« Poi, quando descrivi una forma, un suono, una tinta, non esporre la materia in maniera piana, ma usa le allusioni: e impara a guardare alle cose con una specie di strabismo mentale.»
Next, when you are describing
a shape, or sound, or tint ,
don't state the matter plainly,
but put it into a hint;
and learn to look at all things
with a sort of mental squint. »



Il bambino ha capito, e fa un esempio: « Per esempio, se io volessi parlare di un pasticcio di carne di montone, dovrei dire “Sogni di lanoso gregge / rinchiusi in una cella di frumento” ?»
Sì, proprio così, risponde il vecchio.
« For instance, if I wished, Sir,
of muttonpies to tell,
should I say Dreams of fleecy flocks
pent in a wheaten cell... ? »
« Why, yes, - the old man said - that phrase
would answer very well. »

E il nonno prosegue: « Quarto, gli epiteti che vanno bene per ogni parola, come la Salsa Pronta Reading di Harvey che è buona con il pesce, la carne, il pollo. Di questi, “selvaggio, solitario, stanco, strano”, sono quelli da preferire.»
« The fourthly there are epithets
that suit with every word -
as well as Harvey's Reading Sauce
with fish, or flesh, or bird -
of these, wild, lonely, weary, strange,
are much to be preferred. »



Il bambino si entusiasma. « E si può fare, di raggrumarli tutti insieme, così: “l’uomo selvaggio andò per la sua stanca via verso una strana e solitaria pompa?»
« And will it do, o will it do,
to take them in a lump,
as the wild man went in his weary way
to a strange and lonely pump... ? »

« Ma no! – sbotta il nonno – Non devi arrivare così in fretta ad una conclusione. Questi epiteti sono come il pepe, un po’ vanno bene ma se ne metti troppo disturba.»
« Nay, nay ! You must not hastily
to such conclusion jump.
Such epithets, like pepper,
give zest to what you write;
and, if you strew them sparely,
they wet the appetite:
but, if you lay them on too thick,
you spoil the matter quite !

E poi riprende: « Per ultimo, come accomodamento: il tuo lettore, gli devi mostrare, deve avere le informazioni che tu gli dai, e devi stare attento a non fargli capire prematuramente come va a finire, che deriva ha preso il tuo poema. E quindi, per testare la sua pazienza, per quanto può durare, non menzionare nomi, posti, date; e assicurati sempre di essere abbastanza oscuro.»
Last, as to the arrangement :
your reader, you should show him,
must take what information he
can get, and look for no im-
mature disclosure of the drift
and purpose of your poem.
Therefore, to test his patience, -
how much he can endure -
mention no place, names, or dates
and evermore be sure
throughout the poem to be found
consistently obscure.



« Prima fissa il limite a cui vuoi estenderti; poi riempilo con l’imbottitura (chiedine un po’ a qualche amico); il tuo grande colpo d’effetto, la “sensation-stanza”, la metterai verso la fine.»
« E che cos’è una “sensation” , nonno, dimmelo, ti prego... Penso di non aver mai sentito così tanto questa parola prima d’oggi. Sii così gentile da farmene un esempio.»
First fix upon the limit
to which it shall extend :
then fill it up with Padding
( beg some of any friend )
your great sensation-stanza
you place towards the end. »
« And what is a Sensation,
Grandfather, tell me, pray ?
I think I never heard the word
so used before today :
be kind enough to mention one
exempli gratia. »

E il vecchio, guardando con tristezza attraverso il prato del giardino, dove qua e là luccicava ancora nell’alba una goccia di rugiada, disse: « Va’ ad Adelphi, e vedi Colleen Bawn. Questa parola la dobbiamo a Boucicault, la teoria è sua, dove la vita diventa Spasimo, e la Storia un Ronzio: se questa non è “sensation”, non so cos’altro lo sia. Ma adesso prova da solo, prima che la fantasia perda il suo calore.»


N.d.R.:Questa strofa tratta di letteratura inglese: Dyonisius L. Boucicault era un poeta irlandese contemporaneo di Carroll, Adelphi era un teatro, Colleen Bawn il titolo di un dramma di Boucicault. Si potrebbe saltare senza problemi, ma ormai il Corso di Poesia è quasi finito, cosa volete che sia una strofa in più o una in meno.
And the old man, looking sadly
across the garden-lawn,
where here and there a dew-drop
yet glittered in the dawn,
said : « Go to Adelphi,
and see the Colleen Bawn.
This word is due to Boucicault,
the theory is his,
where life becomes a Spasm,
and History a Whiz :
if this is not Sensation,
I don't know what it is.
Now try your hand, ere fancy
have lost its present glow - »

« E dopo, - aggiunse il nipotino – noi la pubblicheremo, sai: copertina verde, lettere d’oro sul dorso, in duodecimo!» Allora il vecchio sorrise orgoglioso nel vedere il precoce ragazzo correre come un matto verso la penna e l’inchiostro, e il suo blocco di carta: ma quando pensò al pubblicare, il suo volto si fece triste e severo.
« And then, - his grandson added -
we'll publish it, you know :
green cloth, gold lettered at the back,
in duodecimo ! »
Then proudly smiled the old man
to see the eager lad
rush madly for his pen and ink
and for his blotting-pad :
but when he thought of publishing
his face grew stern and sad.
(Lewis Carroll )


(Le immagini sono opera di John Tenniel e vengono dalla prima edizione di "Alice", la poesia di Father William, Attraverso lo Specchio, il Coniglio Bianco, le Carte da Gioco)



18 commenti:

Anonimo ha detto...

Però "Il giovane Holden" è un libro tanto bello...se ti capita dagliela lo stesso un'occhiatina :-D

Solimano ha detto...

Eh... eh... vedo che un poeta finto di mia conoscenza un po' di trucchetti li applicava. Però La Sensation è la Sensation, sopra non ci piove. E chi non ce l'ha, peggio per lui.
Barbara, l'acchiappatore nella segale (che sarebbe un bellissimo titolo in italiano), ha infierito in modo indescrivibile sulla mia generazione. Credo che quello che rimane vitale sia il senso dell'umorismo di certe situazioni. Me lo immagino, Caulfield, alto un metro e ottantasette, ma non lo vedo dritto, ma un po' intorcinato come una manichetta da estintore. E' stato un bel problema per Salinger, tutti non vedevano l'ora di sparare sul suo secondo libro. Ed è rimasto l'autore di un solo libro, che però andò a segno con tutti e tutte, un successo ambosessi.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

E voilà, non resisto a qui riportare una delle più celèbri poesie del neo-eletto Ministro ai Beni Culturali.

A Silvio

Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disvelata
Vita nova

Neh!?

A mescolare l'alto e il basso, come suggerisce l'Auerbach, ecco una filastrocca della mia infanzia:

Crapa pelata fa i tortelli,
non dà niente ai suoi fratelli.
I suoi fratelli fan la frittata,
non danno niente a crapa pelata.

Solimano ha detto...

"Primo, impara ad essere spasmodico", così dice il nonno nella Scuola di Poesia testè pubblicata da Giuliano, ed ho capito che il tormentone non finirà mai. Tutte le mattine, da bambino, cogli occhi semichiusi della mattina presto, la mamma accendeva la radio, e cominciava la pubblicità dell'Idrolitina del Cavalier Gazzoni. Una voce stentorea diceva: "Primo, non nuocere!", e mi sentivo colpevole, non so di che, ma colpevole. Quella pubblicità la ascoltavano anche i miei compagni di scuola. e ogni giorno mi cuccavo più di dieci "Primo non nuocere". Tutto perché mio bisnonno, che non ho mai visto né conosciuto, si chiamava Primo, se si fosse chiamato Giorgio o Filippo la mia vita sarebbe stata più felice...

good night
Solimano

Giuliano ha detto...

Cara Barbara, io e Salinger ci siamo incontrati, tanti anni fa, e non ci siamo piaciuti mica tanto.
Francamente, rileggerei volentieri Steinbeck, e ritengo James Purdy un grandissimo troppo sottovalutato (se trovi "Malcolm"...).
Salinger me lo aveva consigliato una ragazza: era breve, ma non l'ho letto e poi non sapevo più cosa dirle.
Un'altra ragazza mi disse di leggere Cent'anni di solitudine: mi è piaciuto moltissimo, ma sono seicento pagine: quando l'ho finito la ragazza non c'era più.

Comunque sia, sono i 12 volumi con dvd che mi hanno stroncato. Non sapevo più se ridere o se piangere... Oltre ai consigli di Carroll, ci sarebbero quelli (serissimi) di Stevenson: leggere molto e ricopiare a mano, con fatica, tutto quello che vi è piaciuto.

mazapegul ha detto...

E' da notare la audace rima: him//im- nella strofa che inizia con "last" (im-mature). Ricorda, in audacia, le "episinalefe" in Pascoli (l'ultima vocale del verso va a elidersi con la prima vocale del verso seguente:

"È l'alba: si chiudono i pETAli
un poco gualciti; si cova,
dentro l'urna molle e segrETA,
non so che felicità nuova";

il "-li" del primo verso viene metricamente scaricato sull' "un" del secondo, producendo -al secondo verso- il suono "li-un", facendo cosi' tornare la rima in -ETA).

Solimano ha detto...

Nicola, il gioco che fa il Pascoli è veramente ardito e complesso: apparentemente il primo verso è un decasillabo mentre gli altri sono tutti novenari. Però il primo verso finisce con una parola ad accento sdrucciolo, mentre gli altri finiscono con parole con accento tonico, quindi già questo crea un alibi per il trasferimento del -li. E non finisce qui: il secondo verso con comincia con "li un", ma con "liun", cioè con una sillaba sola. A quel punto... sono tutti novenari!
Questo alla faccia di chi continua a credere (ce ne sono, ce ne sono...) che il Pascoli fosse un naif. Naif come Debussy! E lui ci giocava, a mascherarsi, con la poetica del fanciullino. A quel punto diviene piuttosto chiaro come mai D'Annunzio e Pascoli, che apparentemente avrebbero dovuto tirarsi palate di fango, in realtà erano attentissimi l'un l'altro, facevano come i ladri di Pisa.
Mentre Gozzano, presumibilmente, se la rideva di entrambi restando un illustre sconosciuto. In fondo il più scoperto dei tre era D'Annunzio, perché voleva che i suoi giochi venissero percepiti da tutti. Il Pascoli verseggiava ogni giorno in esametri latini, quindi aveva sulla punto delle dita la quantità di ogni singola sillaba.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Eh, si', Solimano: tutti novenari (con l'elisione liun), e con le rime a posto (col trucco dell'a-capo fonetico).
Pascoli, concordo, era fanciullo, ma non naif: ne' tecnicamente, ne' umanamente. (Un fanciullo maudit, a suo modo).
Scrivere in forma metricamente chiusa, ma senza aulicismi, e' una delle sfide dei poeti "classici". Certo, se uno si puo' appoggiare a tutte le varianti di tutte le parole in tutte le possibili traslitterazioni, il verso e la rima tornano sempre. E' quando ci s'impone di tagliare il lessico, e le possibilita' sintattiche, che la forma chiusa diventa stretta, e passarci attraverso e' impresa perigliosa.
(Ma si puo' essere grandi anche come lo fu Dante, che non trascuro' nessun mezzo lessicale o sintattico pur di mantenere, entro la difficoltosa terzina, compattezza concettuale e di suono).

mazapegul ha detto...

PS Sull'uso delle sdrucciole a fin di verso sono maestri impareggiabili il Metastasio e il Gauna.

Solimano ha detto...

Nicola, c'è un magnifico scritto di Auerbach su Baudelaire, in cui il critico nostra come sapeva fare solo lui, cioè indagando parola per parola, la forza di Baudelaire, che svaccando un po' si potrebbe chiamare come capacità di mettere il vino nuovo in botti vecchie. Baudelaire esprime il suo mondo moderno indossando forme espressive costruite ed affinate nei secoli. Ma proprio per questo il mondo di Baudelaire esce con più forza, perché costretto a fare i conti con difficoltà che lo stimolano, lo rendono macro. Se avesse usato il verso libero avrebbe faticato di meno, ma non sarebbe riuscito a togliere ciò che non era indispensabile.
Addirittura, in pittura succede che la gabbia la vogliono i committenti, come i domenicani ed i francescani con i polittici del Crivelli, che è stato ingenuamente esaltato dagli esangui preraffaeliti mentre è un pittore forte, paragonabile al Tura, e che si diverte a combattere e a vincere con le dorature, con gli scomparti e le predelle,mentre a Firenze il Perugino sembrava anni luce avanti come modernità, con le sue ampie pale d'altare, che quando ne hai vista una le hai viste tutte.
Molti non si sono accorti del rigore formale e metrico di Montale: è uscito un bel libretto sui Mottetti di Montale, in cui verso per verso si mostra il suo gioco complesso il cui obiettivo è non l'enigmistica, ma una artificiosità talmente grande da diventare naturalezza. Lasciando stare gli esempi della terzina di Dante e della forma-sonata di Beethoven: chissà quante volte avranno maledetto la gabbia che sapevano necessaria!

saludos
Solimano
P.S. Il Metastasio sarà poeta cesareo, ma a me è più simpatico il Gauna.

mazapegul ha detto...

Il Gauna e' certo maggiore: e' alla ricerca delle sue radici che mi sono imbattuto nel Metastasio.

Anonimo ha detto...

Giuliano: pensa invece che io sono una delle poche a cui non va giù Cent'anni di solitudine! E' la terza volta che provo a leggerlo, ma proprio non ce la faccio :-(

Giuliano ha detto...

Cara Barbara, a me è piaciuto solo quello, di Garcia Marquez. Però ho provato a rileggerlo e non ci sono più riuscito. Invece rileggo ogni tanto Borges, ed è davvero complicato ma mi piace sempre.

Cari Sol & Maz, Emilio Gauna manda a dire: "Cossa xe sti sdrucioli, mi de sdrucioli non ne go mai visti" (testuale) e si raccomanda di non dirglielo al bradipo che è sdrucciolo, potrebbe farsi male.
PS: penso che sia un'antica lingua degli abitanti del Parapagal, o forse dei montanaros del Serruchon, o forse ancora della Laguna (la Laguna, molto più a est del Serruchon).

Solimano ha detto...

Di Garcia Marquez io non ho finito neppure Cento anni di solitudine. Le prime cento pagine mi avevano entusiasmato, poi mi sembrò che ripetesse lo stesso gioco tante volte di seguito. Anche come lingua non mi piacque, perché scrive in un modo pirotecnico, pieno di fiamme e di scoppi, ma è come quelli che stanno sempre in punta di piedi, come dice il Manzoni. Non ho scupoli ad interrompere un libro se mi accorgo che per me sono più i costi che i ricavi. Alcune persone mi hanno consigliato di leggere Nell'anno del colera, ma non credo che lo farò: ho una pigna di libri su cui vorrei fare la seconda o la terza lettura e preferisco dedicarmi a quelli (quando un libro è veramente bello, diventa sempre più bello a rileggerlo). Uno che rileggo sempre volentieri è Borges.
Riguardo Emilio Gauna, ha sdrucciolato troppo sull'olio lubrificante dell'officina di Buenos Aires dove lavora, è per questo che fa versi sdruccioli, ci sono meno rischi di piantare una ginocchiata.

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Che belli che siete, tutti!
Barbara, Giuliano, mazapegul, Solimano, ed il Gauna, che rinnega le sdrucciole temendo di far male al bràdipo...
H.

Anonimo ha detto...

(Un pochino o.t., ma per il piacere di trovare cose belle su un poeta che amo)

Concordo pienamente e con gioia sulle osservazioni che riguardano Pascoli: per me è uno dei poeti più complessi e inafferrabili.
E maltrattati.
Il gioco con le sdrucciole che spinge in clausola una rima (fintamente)interna è delizioso...
Ma ciò che amo, su un altro piano, ne Il gelsomino notturno, è la sinestesia "pigolio di stelle", che traduce in suono la luce che trema.
buona notte
zena-colfavore

Roby ha detto...

Ho riletto da poco, e piuttosto approfonditamente, "Il gelsomino notturno", per aiutare la figlia nelle fatiche scolastiche. A lei quei versi e quel "pigolio" non dicevano quasi nulla, a me veniva quasi da commuovermi...

Baciotti

Roby(ndaffaratissima con il lavoro)

Giuliano ha detto...

Che cosa avrebbe detto Lewis Carroll al buon Pascoli, trovandolo intento alla quotidiana lettura degli esametri greci?
Non lo so, però ho trovato questo:
He thought he saw a rattlesnake
that questioned him in greek :
he looked again and found it was
the middle of next week.
« The one thing I regret - he said -
is that it cannot speak. »
(The gardener's song, da "Sylvie and Bruno")