lunedì 28 aprile 2008

Perché non vado più a teatro (n.4)





Perché non vado più a teatro (n.4)


di Giuliano




E, infine, ci metto i registi. A teatro, e ormai anche all'opera, non si vedono più Shakespeare e Pirandello, o Strindberg e Verdi: ma le personalissime riscritture di questo e quel regista. Non ci sarebbe niente di male, e spesso si tratta di cose interessanti: ma se vado a teatro per vedere Amleto, o Macbeth, o Rigoletto, mi aspetto uno studio su quei personaggi, personaggi che non finiscono mai di stupire ad ogni lettura. Si può recitare Shakespeare anche in mutande, e farlo bene; e del resto Shakespeare era il primo a prendere in giro se stesso e i riti e le convenzioni del teatro, come si può vedere nel "Sogno di una notte di mezz'estate". Però basta parlar chiaro, come si fa al supermercato (e in questo caso un bel grazie al legislatore, per una volta attento): queste mele vengono dalla Cina e non dal Trentino, però sono buone: le vuoi comprare lo stesso? E così dovrebbe essere anche sui cartelloni dei teatri: questo non è il Woyzeck come lo ha scritto Büchner, è una sua riscrittura/riduzione fatta dal Grande Regista. Ti va bene lo stesso? Sei disposto a spendere 40 euro per stare seduto due ore in una poltrona scomoda per ascoltare il Grande Regista? Non so, forse esagero, forse divento vecchio, e forse mi conviene davvero di starmene a casa, almeno non disturbo nessuno. Comunque sia, è così che vedo il teatro, in questo finale d'anno del 2004. Non è un gran che, e me ne dispiace: chissà, forse con l'anno nuovo riuscirò ad essere più costruttivo.

Taluni suppongono che, accanto al gran trucco generale, ci sia in ogni caso, fatto apposta per loro, un piccolo trucco particolare, per cui, ad esempio, durante la recita di una commedia d'amore, l'attrice, oltre al sorriso falso destinato al suo amante, abbia anche un sorriso particolarmente subdolo per un ben determinato spettatore in loggione. Questo si chiama andar troppo oltre. (Franz Kafka, Quaderni in ottavo, edizione Oscar Mondadori pag. 107)

(7 dicembre 2004)




10 commenti:

Solimano ha detto...

Giuliano, sono d'accordo, con una specificazione che riguarda Shakespeare. Si può benissimo rappresentare Shakespeare sfrondando non i dialoghi, ma certe intere scene che chiaramente sono state fatte per la situazione particolare delle rappresentazioni di allora.
In quasi tutte le sue opere ci sono scene del genere, che lui per primo sapeva che erano contingenti.
Ci sono anche nel Re Lear ed in Amleto.
Poi, che in generale un regista ci metta del suo è naturale, ma hanno veramente esagerato (compresi Strehler e Visconti, ma quasi tutti). La conseguenza nefasta è che alle grandi parole dell'Autore si bada molto meno, un lusso che nessuno si permetterebbe con Dante (anche se hanno esagerato con le personalizzazioni, compreso Benigni che per fortuna si è ricreduto).

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Boh! Io non vado a teatro dall'assemblea d'istituto del quinto liceo, quando ci fecero vedere Il Fu Mattia Pascal fatto da Bucci.

Non era male

Mi sa però che mi devo aggiornare, solo che qua a Civitanova ci arrivano soltanto le produzioni tipo "Tre metri sopra il cielo, il Musical". Quaranta euro non ce le spendo di sicuro eheh!

Giuliano ha detto...

Cara Barbara, lo so da tempo che sei sveglia... Io ho avuto la fortuna di vivere non lontano da Milano, dove di spettacoli buoni ce ne erano molti. Pensa che il biglietto del loggione alla Scala (standing ticket, all'inglese: su al sesto piano, ma l'acustica era ottima e quel che volevo vedere l'ho sempre visto) costava meno del biglietto del cinema.

Caro Boss, sono d'accordo. A teatro si può fare di tutto, basta che sia fatto bene: a dirsi è facile... Certe cose di Giggi Proietti me fanno morì dal ridere, anche quando fa l'Amleto. Ma bisogna essere bravi, tre volte bravi...

Roby ha detto...

Caro Giul, l'altro giorno ho ri-visto su RAI 3 "Napoli milionaria" in una versione primi anni '60, con Eduardo e Regina Bianchi. 'Na goduria! Nessun effetto speciale, a parte la mimica inimitabile dell'autore-protagonista. Che nostalgia per le commedie in TV di una volta!!! Su Mediaset ho visto il promo di IRIS, la nuova programmazione sul digitale tutta dedicata a teatro, opera, ecc. Chissà... mi piacerebbe dare un'occhiata...

Roby

Solimano ha detto...

Ma a Civitanova il teatro è ben presente. Cosa sono le FAVOLE ANIMATE di Lilli e Franti se non teatro! E non sto scherzando, il biglietto lo pagano in libri, niente portoghesi, spero.
Il teatro nasce così, sono teatro anche certi scherzi veri di cui ne ho inserito cinque qui, nel Nonblog (Gli scherzi e le donne). Teatro era ascoltare dal vivo, come fortunatamente mi è successo, certi straordinari oratori, come Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, Pierpaolo Pasolini.
Teatro lo facevamo ai corsi di marketing a Rivoltella sul Garda, dove recitavamo senza nessun copione le simulazioni di trattativa commerciale con gli allievi (io facevo in genere la parte del ragioniere che non voleva che nell'azienda entrasse l'informatica, ero rognosissimo). Capitava che qualche allievo (le simulazioni si svolgevano di fronte a tutti) dicesse. "Ma uscendo dalla simulazione..." e uno di noi tre, serissimo, gli rispondeva: "Mi scusi, quale simulazione? E' un nuovo software? Chissà quanto ce lo farete pagare!"
E teatro, soprattutto, era l'approccio competitivo in balera alla ragazza bella che non faceva parte del giro. Il biglietto poteva essere talmente costoso che occorreva un mutuo lunghissimo: il matrimonio.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Cara Roby, io l'ho visto, il teatro su Iris: c'è Manuela Arcuri che mostra le cosce. Do you agree?
(per essere teatro, è roba fatta in teatro, che gira per davvero in tournée). (il resto delle cose trasmesse sono simili, magari anche peggio: nel senso che qui almeno c'è Manuela Arcuri...)

Anonimo ha detto...

Solimano...me so' commossa (e se lo dico in dialetto vuol dire che è vero)

alexandra ha detto...

Così fanno al Verdi di Pisa. E i registi però non sono grandi. Non mi fisso sulla filologia ma sono d'accordo con Giuliano.

Un saluto a tutti voi,

Alessandra

Habanera ha detto...

Grazie, Alessandra.
Un saluto carissimo anche a te
H.

Giuliano ha detto...

Cara Alexandra, quando andavo a teatro ho visto cose avvilenti, da non riconoscere più l'originale. Purtroppo capita anche con l'opera (meno male che lì c'è la parte musicale!).
Non ci sarebbe niente di male, per l'appunto, se si scrivesse chiaro in locandina: "Amleto, DA Shakespeare, nella versione di XY"... Così poi uno decide se per vedere l'Amleto riscritto da XY vale la pena di spendere un biglietto da 50 euro...(che se si va in due sono 100 euro).