venerdì 18 aprile 2008

Il gesto dell'ombrello




Il gesto dell'ombrello

di mazapegul


Gli ombrelli vengono perduti in gran quantità: ce ne si ricorda solo quando piove e li si abbandona lì dove ci si trova non appena spiove. Così meditavo pigramente, sotto la sicura protezione dell'ombrello preso dal deposito di quelli smarriti in facoltà, mentre mi avviavo verso la stazione di Ravenna, godendomi il violento gocciolare della pioggia sulla tela disegnata a fiori. Nel sottopassaggio ferroviario vicino all'università intravedo due figure nere ferme in attesa. M'avvicino e rabbrividisco: su una carrozzella c'è una vecchia con gli occhi spiritati che accarezza e parla a una Barbie, cercando di pettinarla. Distolgo lo sguardo dalla vista stregonesca e riconosco nell'altra signora, di mezz'età, l'accompagnatrice della vecchia. Evidentemente sono rimaste bloccate nel cunicolo freddo e buio dall'improvviso temporale. "Poveracce!", pensa la gamba destra (dominata dall'efficiente emisfero sinistro) riprendendo la falcata veloce "Fortuna che noi l'ombrello ce l'abbiamo." La gamba sinistra (vincolata al buonista emisfero destro) però ha un retropensiero, si ferma di scatto (causando un dolorino al ginocchio destro, tutto teso verso la stazione e il treno) e chiede alla signora sana di mente: "Vi servirebbe per caso un ombrello?"
Quella dice in un'italiano smozzicato qualcosa che non è nè un sì, nè un no, ma la risposta a un'altra domanda. Ripeto l'offerta, agitando l'ombrello, ma quella mi ripete che la pioggia le ha sorprese là sotto. "Ci hai provato e non ha capito; l'ombrello è salvo. Possiamo andare, ora?", dice trionfante la gamba destra, e parte. Si fanno neanche dieci passi e mi volto, la vecchia ha iniziato a urlare con la bambola, la badante è sempre lì ferma. Torno indietro, vado dalla signora slava e le metto l'ombrello in mano: "E' per voi, capito!?" le dico con un pizzico di sgarbatezza, che non viene tanto dal fatto che il suo italiano è così primitivo, ma dal pensiero del chilometro e passa che devo ancora farmi sotto la pioggia.
Lei prova a respingere l'offerta, ma la vecchia si mette a piangere, così cambia idea. Mi fa mille ringraziamenti, mi dà pure l'indirizzo a cui andare a ritirare l'ombrello.
"Dovrebbe ringraziare la studentessa che lo ha dimenticato in aula," penso, e riprendo il cammino che mi porterà, tutto gocciolante, al treno, dove gli altri passeggeri mi guardano con compatimento e disprezzo ("ma non lo sa che esistono gli ombrelli?").


10 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora non sono la sola a perdere gli ombrelli. Mi consola. Carinissimo. Un caro saluto, Giulia

Roby ha detto...

Maz, non so dirti quanto questo brano (chiamarlo post mi pare riduttivo) mi sia piaciuto, e quanto lo abbia sentito "vicino". Il tuo modo di "guardare" la pioggia e di "usare" l'ombrello è simile al mio, ma tu sei andato "oltre"!!!.

Saluti (soprattutto alla tua gamba sinistra)

Roby

PS: tutti/e bene a casa????

mazapegul ha detto...

Grazie Giulia. Roby: anche io ho l'impressione che questa storia di sottopassi e ombrelli ti assomigli. Quando ci vediamo dal vero, ti regalo un ombrello fiorito.
Ciao, Màz
PS A casa tutti bene: il pancione cresce, così come la sua contenuta.

mazapegul ha detto...

PS Grazie ad Habanera per la efficace scelta delle foto: i due gatti sotto l'ombrello mi ricordano le due signore nel cunicolo.

Solimano ha detto...

Maz, io per decenni gli ombrelli li ho persi (non di rado) e quindi non ho avuto modo di buttarli. Da qualche anno è cambiato tutto, perché al GS vendono ombrelli che hanno un pregio, quello di costare poco, ed un difetto, quello che si sfasciano (le stecche che escono dal seminato, il sistema di chiusura che dà i numeri e l'ombrello ti si apre a tradimento sul metrò etc).
Però c'è gente dotata di ombrelli bellissimi: il mio amico Silvio una sera andò a cena nel posto più noto di Milano alfiere della nouvelle cuisine ed uscì indignato, perché nel piatto grande mettevano uno, massimo due asparagi di quelli sottili e lui, come me, ama i carrelli degli arrosti e dei bolliti, e si scordò lì l'ombrello carissimo che gli aveva donato amorosamente sua moglie. Tornò affranto il giorno dopo, ma l'ombrello non c'era più. Da allora, quando si parla di cucina, lui non nomina il nome del ristorante (è facile, ce n'è uno famoso anche a Venezia), ma parla di il ruba-ombrelli.
Riguardo alla gamba sinistra ed a quella destra, è bene averle tutte e due, non fare graduatorie, e lasciare che discutano fra loro in modo se possibile empatico, poi scegliere. Avere una gamba sola non è una bella cosa, a meno che non ci si chiami Long John Silver e si abbia un pappagallo sulla spalla.
Detto in soldoni, io il Mister Hyde che è in me lo ripetto, perché ogni tanto serve, guai se no. Il mondo non l'ho fatto io, è quello che è.

grazie e saludos
Solimano
P.S E comunque prendere pioggia in testa per un chilometro fa bene alla ricrescita dei capelli, io lo faccio apposta.

Solimano ha detto...

P.S.La scelta di immagini di Habanera è impeccabile, ma con un dippiù non detto e forse inconscio: i gatti, di gambe ne hanno quattro, quindi possono diversificare, difatti piove, e l'ombrello ce l'hanno.
Invece Charlie Brown di gambe ne ha due, tutte due sinistre, e l'ombrello non ce l'ha. Lucy do you remember? ha due gambe destre, ma uno potrebbe dire: "Come la mettiamo, col fatto che è innamorata del beethoveniano Schreder?". Il giorno in cui Schreder corriponderà all'amore dell'ambidestra Lucy, lei lo manderà al diavolo, perché l'obiettivo l'avrà raggiunto.

risaludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Caro Solimano, anche io penso che i due emisferi vadano fatti dialogare, anche con asprezza, se non si vuole che uno finisca con l'uccidere l'altro. Mettere a tacere l'emisfero sinistro per troppo tempo può risultare in delle brutte sorprese (tipo avere la Lega che spadroneggia, e non ci s'era accorti che stava avanzando). E poi, la realtà (quella interiore come quella esteriore) sta nel cozzare degli emisferi, non nel dominio di questo o di quello.

Giuliano ha detto...

Mai perso un ombrello in vita mai. Difficile anche che li rompa: ma l'ultimo che ho me l'hanno scambiato in un negozio, sembrano uguali ma il mio era vecchio e ci pioveva dentro, perciò ci ho guadagnato.
Il problema è questo: anche quell'ombrello adesso è diventato vecchio, ma il negozio dove scambiano gli ombrelli ha chiuso a dicembre.
Come faccio adesso per avere un ombrello nuovo in cambio di quello vecchio?

PS: per chi non lo sapesse, il gatto seduto sta sorridendo.

Habanera ha detto...

Giuliano, se lo dici tu ci credo: il gatto seduto sta sorridendo! Giuro che non l'avrei mai capito ma combacia perfettamente con l'idea che avevo quando ho deciso di scegliere questa immagine.
Ricostruendo: il gatto seduto è la badante, quello accucciato e infreddolito è la vecchina fuori di testa e l'ombrello (anche se non è a fiori) è il gentile omaggio della gamba sinistra di Nicola.
Perfetto!

Solimano, la gamba destra serve -guai a non averla- ma solo per difendersi da chi si dimostra incapace di riconoscere le "ragioni degli altri." Tutto sta a farne buon uso, senza esagerare, perchè la gamba sinistra rappresenta la generosità (e l'apertura mentale verso gli altri) mentre la destra rischia facilmente di cadere nel cinismo e nell'insensibilità.
H.

Giuliano ha detto...

Correggo: non è il gatto seduto, è quello accucciato. (quando si fanno i commenti non si vede la foto!).
E' il tipico sorriso del gatto: socchiudere gli occhi in quel modo lì. Indica che il gatto è tranquillo e gli piace stare con te.