sabato 12 aprile 2008

Colori d'Autore, Van Gogh

Habanera

Van Gogh: Natura Morta e Cappello di Paglia Giallo
1885, Kroller-Muller Museum, Otterlo


Per caso, grazie ad un bellissimo post di Stefania su Squilibri, ho scoperto questa lettera di Van Gogh al fratello Theo.
Il tema è la ricerca del colore da parte di Vincent, con riferimenti interessanti anche alla tecnica di altri pittori. Ne sono rimasta affascinata e la riporto qui, con grande profusione di immagini, perchè -si sa- anche l'occhio vuole la sua parte.


Caro Theo,
ho letto con molto piacere la tua lettera sul nero e mi sono convinto che non hai pregiudizi sul nero.
La tua descrizione di quello studio di Manet Le toréador mort era un'ottima analisi. L'intera lettera dimostra la stessa cosa che mi era stata suggerita dal tuo schizzo di Parigi, vale a dire che se tu ti ci mettessi, sapresti dipingere benissimo le cose a parole. In effetti, con lo studio delle leggi dei colori si può passare da una fede istintiva nei grandi maestri all'analisi del motivo per cui si ammira quel che si ammira, e ciò davvero è necessario al giorno d'oggi, quando ci si rende conto con quanto arbitrio e quanto superficialmente la gente critichi.

Éduard Manet: Cesto di Frutta
Private collection

Devi lasciarmi mantenere il mio pessimismo sul mercato di cose d'arte di oggi, benché non sia scoraggiato su tutto. Io ragiono così. Supponiamo che io abbia ragione nel considerare che questo strano contrattare sui prezzi vada avvicinandosi sempre più al mercato dei bulbi. Ti ripeto, supponiamo che, come accadde al mercato dei bulbi alla fine del secolo scorso, il mercato di cose d'arte, assieme ad altri campi di speculazione, debba scomparire alla fine di questo secolo proprio come è sorto, vale a dire quasi di colpo. Ora, può scomparire il mercato dei bulbi, ma la floricultura resta. Per quanto mi riguarda, sono ben felice, nella buona e nella cattiva sorte, di restare un piccolo giardiniere che ama le sue piante.
Proprio ora la mia tavolozza si sta sgelando e l'aridità degli inizi è scomparsa.

Vincent Van Gogh: Cottage, 1885
The Art Institute of Chicago

È vero, faccio spesso degli sbagli quando mi metto a fare qualcosa, ma i colori seguono spontaneamente, e prendendo un colore come punto di partenza ho chiaro in mente quel che deve tenergli dietro e come ottenere una certa vitalità.
Jules Dupré assomiglia piuttosto a Delacroix nei paesaggi, perché quale mai gran varietà di stati d'animo non esprime nelle sue sinfonie di colore...

Ora una marina, con i verde-azzurri più delicati, con l’azzurro spezzato e ogni sorta di tonalità perlacee; poi di nuovo un paesaggio autunnale, col fogliame che va dal rosso vino scuro al verde brillante, dall'arancione vivo al color tabacco, e altri colori ancora nel cielo, grigi, lilla, blu, bianchi, contrastanti con le foglie gialle.
E poi ancora un tramonto in nero, viola, rosso fuoco.

Jules Dupré: Landscape with Cows
Private collection

Ancor più meraviglioso, ho visto una volta un suo angolo di giardino, che non ho mai dimenticato: nero nelle ombre, bianco al sole, verde brillante, inoltre un rosso fuoco e azzurro scuro, un verde marrone bitumoso e un giallo-marrone chiaro. Davvero erano colori che avevano un valore.
Mi è sempre molto piaciuto Jules Dupré e sarà sempre più apprezzato con l’andar del tempo. Perché è un vero colorista, sempre interessante, di estrema potenza e drammaticità.
Si è davvero fratello di Delacroix.

Eugène Delacroix: La Mer à Dieppe, 1852
Musée du Louvre, Paris

Come ti dissi, penso che la tua lettera sul nero sia molto buona, e anche quel che dici sul dipingere il colore locale è esatto. Non mi soddisfa però. A parer mio c'è molto di più nel non dipingere il colore locale.
"Les vrais peintres sont ceux qui ne font pas la couleur locale" - è di ciò che discussero una volta Blanc e Delacroix.
Non potrei forse dedurre che è meglio per un pittore iniziare dai colori della sua tavolozza che dai colori della natura? Voglio dire, quando ad esempio si vuole dipingere una testa e si osserva attentamente la realtà che si ha di fronte, si può pensare: "Quella testa è un'armonia di marrone rossastro, di viola, di giallo, tutti spezzati -metterò sulla mia tavolozza un viola, un giallo e un marrone rossastro e questi si spezzeranno a vicenda".
Della natura conserverò una certa sequenza e una certa esattezza nel disporre i toni, e studio la natura in modo da non fare sciocchezze e restare nei limiti del ragionevole; tuttavia, non mi importa che il mio colore sia proprio lo stesso, purché sia bello sulla tela, tanto bello quanto in natura.

Gustave Courbet: Autoritratto con Pipa
Musée Fabre, Montpellier

Un ritratto di Courbet è molto più vero -virile, libero, dipinto con ogni sorta di bei toni di marrone rossastro, di oro, di viola più freddo nelle ombre, con del nero come repoussoir, con un pezzetto di biancheria, per riposare l'occhio- migliore di qualsiasi ritratto di chiunque altro abbia imitato il colore del volto con una precisione orribile.
Una testa virile o femminile, osservata bene e con calma, è divinamente bella, non è vero? Ebbene, si perde l'armonia generale dei toni della natura con un'imitazione penosamente esatta; mentre la si mantiene ricreando una gamma cromatica parallela che può non essere precisamente quella del modello, o addirittura ben diversa.

Gustave Courbet: Portrait of Jo, the Beautiful Irish Girl, 1865
Metropolitan Museum of Art, Manhattan

Bisogna fare sempre uso intelligentemente dei bellissimi toni che i colori creano di loro propria iniziativa quando li si spezza sulla tavolozza, ti ripeto -bisogna iniziare dalla propria tavolozza, dalla conoscenza che si ha dell'armonia dei colori, il che è ben altra cosa del seguire servilmente e meccanicamente la natura.

Eccoti un altro esempio: supponiamo che io dipinga un paesaggio autunnale, degli alberi con delle foglie gialle. Va bene -una volta che io l'abbia concepito come una sinfonia di giallo, che importa se il giallo è lo stesso di quelle foglie o meno? È cosa di ben poca importanza.
Molto, tutto direi, dipende dalla mia capacità di percepire le infinite varianti della tonalità di una stessa famiglia di colori.

Vincent Van Gogh: Strada con Pioppi, 1885
Museum Boymans-van Beuningen, Rotterdam

Forse che questa tu la chiami una tendenza pericolosa verso il romanticismo, una mancanza di fedeltà al "realismo", un peindre de chic, un dare maggior valore alla tavolozza del colorista che alla natura? Beh, que soit. Delacroix, Millet, Corot, Dupré, Daubigny, Breton e altri quaranta nomi, non sono forse essi il cuore e l'anima della pittura di questo secolo e non sono forse tutti radicati nel romanticismo anche se lo hanno superato?
Il romanticismo fa parte del nostro tempo e i pittori devono pure avere immaginazione e sentimento. Per fortuna il realismo e il naturalismo non ne sono indenni. Zola crea, non pone uno specchio davanti alle cose, crea magnificamente, ma crea, infonde poesia, ed è per questo che è tanto bello. Questo è quanto ti dico del naturalismo e del realismo, che restano legati al romanticismo.

Ti ripeto, mi commuovo quando vedo un quadro dell'epoca che va dal 1830 al 1848, un Paul Huet, un Israëls vecchia maniera come Il pescatore di Zandvoort, un Cabat, un Isabey.`
Trovo però tanta verità in quel motto "Ne pas peindre le ton local", che preferisco di gran lunga un dipinto eseguito su una scala cromatica molto più bassa della natura ad un quadro identico alla natura.

Jean-François Millet: Primavera
Musée d’Orsay, Paris

Preferisco un acquerello impreciso, non finito, piuttosto che uno trattato in modo da simulare la realtà.
Quel detto, "Ne pas peindre le ton local", ha un significato vasto, e dà al pittore la libera scelta dei colori affinché creino un insieme, armonizzino e spicchino di più in contrasto con un altro schema cromatico.
Che mi importa se il ritratto di un distinto cittadino mi dice esattamente qual era il colore insipido, bluastro come latte annacquato, del volto di quel pio individuo -che mai avrei guardato in faccia. I cittadini del paese dove il tizio di cui sopra si è reso tanto benemerito da sentirsi in dovere di lasciare la sua fisionomia ai posteri sono invece estremamente soddisfatti della precisione esatta.

Jules Breton: Jeune Fille Gardant Des Vache
Private collection

Il colore in sé non vuol dir nulla, non se ne può fare a meno, lo si deve impiegare; quel che è bello, realmente bello -è anche giusto: quando Veronese dipinse il ritratto del suo bel mondo nelle Nozze di Cana spese tutta la ricchezza della sua tavolozza in viola scuri, in meravigliosi toni dorati. Poi -pensò anche a un lieve azzurrino e a un bianco perlaceo -che non compaiono nel primo piano. Egli li profonde nello sfondo -ed era giusto farlo, perché si trasfonde nell'atmosfera che circonda i palazzi marmorei nel cielo, completando in modo caratteristico il gruppo delle figure.

Paolo Veronese: Le Nozze di Cana, c.1563
Musée du Louvre, Paris

Quello sfondo è tanto bello che deve essere sorto spontaneamente da un calcolo di colori.
Sbaglio forse?
Non è forse dipinto diversamente da come sarebbe se si fosse pensato contemporaneamente al palazzo e alle figure come a un insieme?
Tutta quella architettura e il cielo sono convenzionali, dipendono dalle figure, sono calcolati per far spiccare magnificamente le figure.
È quella davvero la vera pittura e il risultato è più bello dell'esatta imitazione delle cose. Pensare a una cosa e far sì che l'ambiente appartenga ad essa e da essa derivi.
Ti scriverò di nuovo presto e questa lettera te la mando di fretta per dirti che mi ha fatto piacere quel che mi dici del nero.

Addio
sempre tuo, Vincent
[Neunen, fine di ottobre 1885]

Vincent van Gogh: Notte Stellata, 1888
Musée d'Orsay, Paris

16 commenti:

Giuliano ha detto...

Com'è bella la ragazza di Jules Breton! E io che non sapevo neppure che esistesse un altro Breton oltre al surrealista.
(e oltre a Petit-Breton, che correva in bicicletta cent'anni fa).

Roby ha detto...

A me ha incantato il Delacroix con la spiaggia di Dieppe, che non conoscevo. Ma anche il viale alberato di Van Gogh, con quei rossi-arancione-ruggine... Che bellezza!!! Non so se mi piacciono di più il post o le immagini: tanto, per fortuna, non devo scegliere!!!

Roby

Habanera ha detto...

A me questi quadri piacciono tutti ma se potessi portarmene uno a casa (magari!) non avrei dubbi, sceglierei l'autoritratto di Courbet.
Ma quant'era bello quell'uomo? E che forza espressiva c'è nei suoi ritratti! Non a caso ne ho messi due, entrambi di Courbet, che, a mio parere, sono uno più spettacolare dell'altro.
Naturalmente tutti questi dipinti vanno visti ingranditi -basta cliccarci sopra- in attesa di vederli (o rivederli) dal vivo, che è sempre un'altra cosa...
H.

Solimano ha detto...

E' molto interessante leggere le opinioni di Van Gogh, sia sui singoli pittori che sulle modalità esecutive.
Alcune sono condivisibili, altre no, ad esempio la separazione fra romanticismo e realismo è molto forte: Courbet e Manet sono entrambi già ben oltre il romanticismo. E il tempo ha fatto giustizia dei valori degli artisti, come sempre, perché Millet, Duprè e Breton sono pittori molto gradevoli, ma non al livello di Courbet, Manet e dello stesso Van Gogh.
E' molto giusto quello che dice Van Gogh sull'uso dei colori: certe volte l'esattezza apparente è più infedele a ciò che si vuole rappresentare che la scelta di colori e di tonalità diverse.
Due curiosità.
La modella del quadro di Courbet è Joanna Hiffernan, la stessa modella del suo quadro celebre e per decenni nascosto: L'Origine du monde, che adesso è visibile al Musée d'Orsay e che comunque in rete ha decine di pagine-immagini in Google per evidenti motivi.
E' un quadro bellissimo, che ho visto quando era all'Orangerie (se ben ricordo).
Joanna era l'amante del pittore Whistler, che litigò con Courbet proprio per quel quadro, che fu fatto su commissione di un ricco diplomatico turco, Khalil-Bey, che si era fatto una collezione di quadri erotici di famosi pittori, fra cui Courbet ed Ingres.
Di Joanna c'è un bellissimo -e castissimo- ritratto che le fece Whistler in abito bianco e farebbe un bel pendant con L'Origine du monde, i cui ultimi proprietari privati furono Jacques Lacan e Sylvia Bataille.
L'altra curiosità riguarda il Veronese. Il grande quadro del Louvre fino al 1799 era nell'isola di San Giorgio di Venezia e fu portato via dai francesi e poi non restituito.
Al centro, in basso, c'è un concerto di musicisti, ed ho il particolare ingrandito. E' molto probabile che del piccolo gruppo musicale facciano parte Veronese stesso (Paolo Caliari), suo fratello Benedetto, Tiziano, Tintoretto, Jacopo Bassano e Palladio: un incontro strepitoso fra pittura e musica. Veronese rappresenta spesso musicisti (e soprattutto musiciste...): le pareti di Masèr ne sono piene. Ma allora, in quel giro, sapevano suonare tutti o quasi.

saludos y besos
Solimano
P.S. Habanera, ti spedisco il ritratto della dama in bianco è il particolare del concerto, potrebbero esserti utili.

Anonimo ha detto...

Ma quant'era bello quell'uomo? È vero...
Intanto mi godo ancora un po' i colori enumerati da Vincent, che certamente ne percepiva ben più di quanti la lingua gli permettesse di chiamare per nome. [E grazie, ancora].

gabrilu ha detto...

Ho avuto la fortuna di vedere a Parigi in ottobre al Grand Palais la mega mostra dedicata a Courbet e tra le cose decisamente non dico più belle ma che a me sicuramente sono rimaste più impresse c'erano tutti i suoi autoritratti ed in particolare quello indicato da Stefania che era una meraviglia. C'era anche quello che hai messo tu, habanera.

Habanera ha detto...

Ammiratissima (ed anche leggermente invidiosa) per la nonchalance con cui Stefania ci ha permesso di vedere il bell' autoritratto di Courbet, ho cercato di capire come avesse fatto.
Ho studiato l'origine della sua immagine, sono risalita a imageshack.us, l'ho usato per pubblicare "The White Girl" di Whistler, (gentilmente fornita da Solimano) ed ho visto che funzionava.
Ora però avevo il problema di inserire il link, cosa fattibilissima con Splinder ma non altrettanto con Blogger. Ho provato in mille modo diversi e alla fine... voilà!
Se tutto funziona bene la bella Signora in Bianco la trovate qui.
Ora ci ho preso gusto e rifaccio lo stesso percorso con il particolare delle Nozze di Cana del Veronese, altra bella immagine di cui Solimano ha parlato nel suo commento.
Vediamo se mi riesce anche questa volta.
H.

gabrilu ha detto...

Si è vero. Blogger è un po' sadico. Non lascia fare in modo semplice cose semplicissime, chissà perchè, poi. Nello spazio dei commenti, per es., non accetta alcuni tag htm tipo quelli che servono a pubblicare un'immagine, e non prevede l'evidenziazione degli "ultimi commenti" nella colonna laterale. Però il modo di aggirare l'ostacolo e fare egualmente quello che Blogger dice che non si può fare c'è. E infatti un sacco di gente lo fa :-)

Habanera ha detto...

Parola di Solimano:
Nell'immagine del Veronese, lui è il primo a sinistra, che suona la viola da gamba, vicino c'è il Tintoretto. Quello giovane dovrebbe essere Benedetto, il fratello del Veronese, a destra c'è Tiziano con quel grande strumento che somiglia ad un contrabbasso. Il quadro è del 1562-63.

Forse, se funziona anche questa volta, potete vederlo qui.

Cara Gabriella la vita è una battaglia, quella virtuale non meno della reale. ;-)
H.

Solimano ha detto...

Habanera, bel colpo! Mi spiegherai due volte come si fa, perché lo sai che sono un po' gnucco (senza vergognarmene, che è una aggravante).
Gabrilu, sto valutando l'inserimento dei commenti più recenti nell'home page di Abbracci e pop corn sulla base della tua indicazione. E' vero che il nostro archivio è ben visitato, ma l'utilità è indubbia.
Attendo domani, che ad elezioni finite recupero due amici più informatici di me (ci vuol poco...), ma potrebbe intervenire Habanera con la bacchetta magica.

grazie, saludos y besos
Solimano

mazapegul ha detto...

La ricchezza della lettera di VvG e della discussione m'imbarazza. Nel mio ritiro bolognese sono ancora alla fase "imparare ad apprezzare l'imitazione della Natura", secondo la filosofia dei Carracci e l'ammonimento di Riccomini, il nostro critico locale. "Il ristretto catalogo delle idee" (Riccomini), però, non risulta poi essere così ristretto, visto dal punto di vista di VvG. Habanera, il tuo post è pericolosamente stimolante.

gabrilu ha detto...

...Ma io dicevo così, tanto per dire e (aggravante) solo perchè non riesco mai a cogliere le ottime occasioni che pur mi vengono generosamente offerte per stare zitta.

Solimano ha detto...

Riccomini -se non è cambiato negli ultimi anni, succede di tutto in Italia- è un esemplare uomo di cultura.
Ho avuto modo di apprezzare il suo lavoro per alcune importanti mostre in Emilia: non solo unisce una grande competenza d'arte ad un elevato livello di scrittura (è raro che le due cose vadano insieme), ma riesce a collegare strettamente i fenomeni artistici con la storia ed i costumi del periodo in cui si sono verificati.
Senza dare per niente l'effetto-minestrone, così frequente quando si fa così. Poi è capace di rendere comprensibile il complesso, senza svilirlo. Infine (o forse prima di tutto) agisce tangibilmente per l'estendersi delle conoscenze artistiche: a Bologna, nella grande sala vicina alla Fiera, c'era quasi sempre il pienone, per le sue conferenze, e la sala ha più di duemila posti. Ha anche una capacità di esposizione orale che è al tempo stesso naturale e coltivata. Ma in questo, da decenni, l'Emilia ed in particolare Bologna, è all'avanguardia, sia come esposizioni permanenti che come mostre temporanee: Arcangeli, Emiliani, Volpe e diversi altri hanno fatto uno splendido lavoro, che fatica ad estendersi da altre parti, compresa Milano.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Hai proprio ragione, Solimano. Riccomini è per me un mito e vorrei conoscerlo di persona. Purtroppo è un mito in tutto il bolognese: l'unica volta che ho provato ad andarlo a sentir parlare dei Carracci e di Caravaggio, la sala era piena, il corridoio anche e pure le scale erano poco praticabili. Mi sono accontentato di alcuni dvd da lui curati e commentati. (L'espressione "ristretto catalogo delle idee", assieme a molte altre, è tra le cose che gli invidio).

Anonimo ha detto...

Che bello questo post... davveo molto bello. Giulia

Habanera ha detto...

Giulia sei molto gentile, come sempre.
Ciao e grazie.
H.