martedì 22 aprile 2008

Al Gran Galà della Riga





Al Gran Galà della Riga

di Barbara Cerquetti
(Woodstock74)




Il Gran Galà della Riga veniva organizzato una volta all’anno e, quando accadeva, nella terra dei Quadretti tutti scoppiavano d’invidia. Tentavano di organizzare a loro volta un Matinee Numerale, ma i risultati non superavano mai quelli di una sagra di paese.
Niente a che vedere con lo splendore e lo sfarzo del Gran Galà dove solo gli eletti dell’Italiano erano invitati, si vestivano con abiti sgargianti, paillettes, lustrini e ballavano per tutta la notte sotto le luci dei riflettori e i flash dei fotografi.

Al centro della scena c’erano i soliti noti.
Io indossava un abito con almeno mille balze e avanzava a braccetto di Presente Indicativo che sfoggiava un papillon d’oro zecchino e un frac dalle code lunghissime a cui erano attaccati i loro cuccioli: Sono, Penso, Credo e molti altri più piccoli che gli scodinzolavano dietro.
Al loro passaggio la folla si apriva, gli invidiosi facevano tanto d’occhi e i più entusiasti applaudivano fragorosamente. D’altronde la loro storia non poteva non far scalpore: relegati per decenni alla corrispondenza commerciale quella famigliola non era mai stata ammessa nemmeno nelle dependance del Palazzo del Ballo, finché la tendenza era cambiata e alcuni scrittori si erano recati da loro per rivoluzionare il più vecchio degli espedienti narrativi.
Eccolo là infatti: il Monologo Interiore avanzava tra gli invitati, vecchio come il cucco ma con i capelli tinti di viola, il giubbotto di pelle e i piercing all’orecchio. Tutti lo cercavano e lo corteggiavano, e nessuno sembrava accorgersi della sua aria ridicola con quella barba da Matusalemme e il tatuaggio sull’avambraccio.

Lilli riuscì ad entrare molto tardi; aveva fatto una lunga fila ma se lo aspettava: prima le autorità e i politici, gli scrittori,
i giornalisti, i critici, i redattori, poi molto alla fine, i librai.
I lettori, come sempre, si contavano sulle dita di una mano monca.


Quando finalmente poté accedere al Palazzo delle Danze
Lilli evitò la Sala Grande perché ormai aveva imparato fin troppo bene che aria si respirava da quelle parti: ansia, velocità, frasi tronche, ritmi frenetici e incalzanti che raramente lo scrittore era in grado di reggere, banalità mascherate da introspezione, vuoto e, purtroppo, molto spesso, violenza. Non per niente Noir e Thriller gozzovigliavano sul rinfresco sbafando tartine e toccando con le loro mani unte tutte le pizzette e i tramezzini.

No, a Lilli quegli ambienti non piacevano, a meno che non ci fosse una penna autoritaria e capace che sapesse tenere bene in riga tutti quei maleducati arricchiti. Sapeva dove andare, svicolò nel lungo corridoio fino alla stanzetta in fondo a destra, quella vicino al giardino, bussò educatamente e chiese permesso. Era una saletta pulita e profumata, con delle delicate tendine di pizzo alla finestra che guardava verso l’immensità della sera.
Sul divano di velluto Egli, vestita di un sobrio tailleur verde acqua, stava porgendo una tazza di the al suo vecchio amico Passato che, curvo sotto il peso dei suoi anni, si appoggiava ad un elegante bastone di ciliegio. Sul soffitto svolazzavano leggeri come passerotti i loro protetti: Era, Aveva, Andò, Pensò. In tutta la stanza aleggiava un senso di pace e quiete ed un respiro tranquillo che presto si impossessò anche di Lilli.

Accomodati cara –disse Egli, indicandole una poltrona,– stavo per raccontare una storia.

Lilli entrò e chiuse la porta alle sue spalle, senza rimpianti.

(11 marzo 2008)

Da Lavoretti




20 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so come ringraziarvi per aver ospitato questo mio raccontino.

E grazie mille per la carrellata di foto, che gli danno una bellissima cornice.

Anonimo ha detto...

Ero così emozionata che ho digitato "bar" invece che "Barbara"!!!!

Questo la dice lunga!

Giuliano ha detto...

Barbara è la più migliore!

Habanera ha detto...

Barbara, hai provato a cliccare sulla foto in alto per ingrandirla?
Quel tappeto rosso è tutto per te.
Benvenuta, carissima, e grazie!
H.

gabrilu ha detto...

Bello avere un Palco in Prima Fila, neh?

^__* (smile)

gabrilu ha detto...

In realtà, e fingendo di parlare sul serio... questo pezzo di Barbara, che avevo già letto ed apprezzato sul suo blog, mi fa sempre venire il mente il Gran Gala di Woland de Il Maestro e Margherita.

E io me la vedo proprio, la Barbara, seduta alla destra (e dunque al posto d'onore) di Woland e servita da Azazello, Hella la strega e il gattone Begemoth, a ricevere, contenta ma estenuata, gli omaggi di tutta quella sfilza di affascinanti ma inquietanti invitati...

(Ogni riferimento a persone o avvenimenti realmente esistenti etc.)

Sissi, il tappetone rosso ci sta, ci sta proprio.
Posso testimoniare che c'era anche quella notte là, da Woland...

Roby ha detto...

Accipicchiolina, avevo fatto carte false per ottenere un invito a questo GALA', ma quando il giorno fatidico è giunto... SONO ARRIVATA IN RITARDO, come (quasi) sempre mi capita! MENO MALE che Barbara c'era: la sua descrizione è così SUPER da darci l'illusione di essere tutti lì presenti!!! Triplo HURRA' per lei!!!

[:->>>]

Roby

Solimano ha detto...

Ma perché prendersela col Monologo Interiore, che è già così sfigato di suo, poverello?
Delle colpe però ce l'ha, perché a forza di rimuginare al Monologo (e alla Monologa) passano davanti agli occhi forosette e garzoncelli, pure scherzosi, e non ci abbadano, presi dal ricordo, che dico, dal meta-ricordo di chi (in genere per loro fortuna) gli ha detto no! Sarebbe meglio che si preoccupassero di chi gli ha detto sì. Finirà che Monologo e Monologa si metteranno assieme: due sfighe moltiplicate per 3.14 (pi greco).
Riguardo al resto, cioè allo scrivere, sono convinto che se uno parla veramente -ma veramente- di sé il discorso è universale, ma deve essere un sé esperito, non pensato (che è più facile farlo che scriverlo). Ogni giorno ci succedono delle cose, diamogli voce, a quello che ci succede.
A patto che il vero obiettivo sia chiaro: si scrive per scrivere.
Prprio come faceva Zeno con le sigarette, bisognerebbe introdurre l' U.P. Ultimo Post. Salvo ricominciare il giorno appresso.

grazie Barbara e saludos
Solimano
P.S. Ho visto la storia del nickname Woodstook inteso come uccellino, sarà il caso che Giuliano ed io provvediamo ad inserirlo nei Fumetti d'Agosto, che finiremo per fare anche quest'anno.

mazapegul ha detto...

Bellissimo pezzo, Barbara (detto da un amante del romanzo d'azione alla Guerra e Pace, MA ANCHE del monologo interiore alla Guerra e Pace).

Giuliano ha detto...

Come già dissi a suo tempo, io ero da sempre convinto che il Monologo Interiore fosse una signora di Dublino.
(Barbara mi ha detto che questo qui è lo zio)

mazapegul ha detto...

Forse quelli di G&P non sono classificabili come monologhi interiori?!

Anonimo ha detto...

Anch'io mi sarei rifugata con Passato ad ascolatre sotire senza rimpinati... Veramente delizioso questo raccontino. Un saluto a tutti, Giulia

Anonimo ha detto...

Gabrilu: ma lo sai che è uno dei miei romanzi preferiti? Talmente tanto che la ditta che ho con mio marito si chiama "Il Maestro e Margherita s.a.s" (non sto scherzando).

Solo, che nel brano che tu citi Margherita era tutta nuda, se ben ricordi, e io c'ho una gravidanza alle spalle, sì, insomma, non faccio più una bella figura come un tempo...
...magari la pomata magica, oltre che far volare, aggiusta anche i cuscinetti??!!!

Anonimo ha detto...

Roby: grazie mille, arrossisco :§)

Solimano: in realtà tutto è nato da una discussione con un autore di thriller che ho avuto ospite in libreria in quei giorni. Da lì mi sono accorta di come i libri che mi capitano in negozio soprattutto quelli di un certo taglio fanno incetta del presente indicativo, che per me è una scelta azzardatissima.
Una storia tutta al presente indicativo non vuole cali d'attenzione, richiede un ritmo serrato e descrizioni ridotte al minimo. Non è facile scrivere così, e infatti la maggior parte dei libri che ho in negozio con questo stile sono ahimè brutti.
Da qui poi l'idea del raccontino.

Anonimo ha detto...

solimano p.s. cosa sono i Fumetti d'Agosto?

Anonimo ha detto...

Mazapegul: Lo avevo già confessato umilmente su Abbracci e Pop corn...io non ho mai letto Guerra e Pace, perchè avevo a suo tempo visto il film che mi aveva massacrata :-( ...non so che dirti...tranne che giuro che un giorno lo farò!!!

Giuliano :-D

Giulia: grazie

gabrilu ha detto...

Barbara certo che non dimentico che Margherita era nuda, al Gran Gala di Wolan...Ma a parte che la pomata, come tu ben sai, fa miracoli, abbiamo il bellissimo precedente/esempio di una splendida Ute Lemper che sfila mezza nuda con tanto di pancione sulla passerella d'Alta Moda di Prêt à porter di Altman ^__*
(smile)

Su Messer Monologo: preferisco cento volte quello di G&P a quello della Mrs. di Dublino, anche se questa cerca di prepotenza di accaparrarselo e tnerlo tutto per sè.

Giuliano ha detto...

Ho una statua di Joyce a grandezza naturale nel soggiorno, e una di Beckett qui nella stanza.
E converso con Italo Svevo tutti i giorni, fra le due e le tre. (Mi ha detto che la ghe piase questa mula delle Marche)(anche Joyce ha annuito, e ha aggiunto qualcos'altro in triestino; Beckett parla solo francese e l'italiano di Dante, ma più che altro tace.)

Solimano ha detto...

Il Maestro e Margherita... tre romanzi che si rafforzano l'un altro: la burocrazia letteraria nella Russia staliniana, Pilato e Gesù, il Maestro, Margherita e Woland. E il gatto. Lo regalai a una donna e quindici giorni dopo mi disse che lo trovava carino, mi avesse detto che lo trovava brutto sarebbe stato meglio.
Stasera faccio quattro passi con Zeno e con Giovanni Malfenti, che sicuramente ha delle buone dritte per la Borsa, fra una battuta e l'altra. Deve sistemare ancora la figlia piccola, che continua a pensare che Zeno sia matto, e lui ci patisce (sa che in fondo è vero).

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Per Barbara:
i Fumetti li trovi su Abbracci e Pop Corn, nella colonnina di destra dove c'è una specie di inventario di tutto quello che abbiamo messo dentro.
Ce ne sono tanti, quasi cinquanta.