lunedì 11 febbraio 2008

Bretagne mon amour


Pont-Aven: Bretagne


Alan Stivell

di Giuliano


A metà anni '70, quando avevo 15-17 anni, avevo scoperto Alan Stivell: la sua arpa, la sua voce e le sue cornamuse.
Il suo disco più famoso (ma non quello che mi piaceva di più) era "Live in Dublin", ovvero "E Dulenn" (cioè la stessa cosa, ma in gaelico). Un disco trascinante, con melodie antiche bretoni e anglosassoni, in un mix di strumenti popolari e chitarre elettriche. Oggi la chiamano "musica celtica": e forse per Stivell è giusto, visto il suo ruolo di pioniere nel recupero della tradizione; ma sotto quest'etichetta ormai mettono di tutto, comprese le ballate medievali inglesi e il folk americano, ed è un peccato. Comunque sia, quel disco era la registrazione di un concerto tenuto a Dublino, che iniziava con una danza trascinante; sul cui ritmo si inseriva la voce tribunizia di Stivell, che declamava in francese queste parole (sono sulla copertina del disco, perciò è facile trascriverle): "Ecco venuto il tempo della Liberazione ("délivrance"), lontano da noi le idee di vendetta, manterremo l'amicizia col popolo francese, ma abbatteremo le vergognose mura (...) E' forse troppo pretendere d'essere uguali? E' forse troppo domandare di poter vivere? (...) "


The Celtic Harp - Alan Stivell


E continuava, con un effetto inebriante e un crescendo di cornamuse, con paragoni tra Bretagna, Spagna, Indocina, Palestina, Mali, Cile: il Cile di Pinochet, una tragedia appena successa e ancora in corso.
Ma da dove veniva questo Stivell, e cos'era mai successo di così grave dalle sue parti? Nella mia ignoranza, era più che legittimo che me lo chiedessi: tanto più davanti ad una voce così affascinante e trascinante. E dunque avevo scoperto che Stivell era bretone, quindi francese; che all'anagrafe si chiama Alain Cochevelou, che con tutta evidenza non è un nome abbastanza poetico ed evocativo. Per quanto possa essere stata grave la situazione dei bretoni in Francia, a quanto mi risulta, non è mai successo niente di nemmeno lontanamente paragonabile alle guerre d'Indocina, ma nemmeno alla situazione dei catalani e dei baschi sotto la dittatura franchista... Mah, ero rimasto perplesso e lo sono ancora. Continuo ad ascoltare Stivell, la sua arpa e le sue cornamuse; ma questa sua "Delivrance" mi ha lasciato seri dubbi sulla sua persona, che ormai durano da trent'anni. Vedo però che per altri non è andata così, la voce trascinante di Monsieur Cochevelou ha fatto proseliti importanti, dal Mel Gibson di Braveheart fino ai fasti del prato di Pontida. Stivell papà dei leghisti? può darsi, ma io sono comasco e forse è per questo che diffido. Ai tempi di Pontida (quella vera) i comaschi stavano col Barbarossa...
(14 giugno 2005)


Federico I Barbarossa


2 commenti:

Giuliano ha detto...

Aggiungo che Stivell continua a piacermi, soprattutto quando canta e suona "al modo antiquo"; a lui nel tempo ho aggiunto quegli strepitosi e superlativi ubriaconi da osteria dei Dubliners, e i meravigliosi Chieftains. Agli anni 70 risale il mio incontro con i Pentangle e con Jacqui McShee, e tante altre cose - comprese le canzoni irlandesi cantate da John MacCormack (tenore mozartiano) e quelle inglesi cantate da Kathleen Ferrier (angelo disceso dal cielo, con voce di contralto).

Solimano ha detto...

L'unica volta che ho sentito dal vivo la cosiddetta arpa celtica è stata nella chiesa romanica di San Pietro in Civate, in alta Brianza, un bellissimo posto in mezzo ai boschi a cui si arriva a piedi dopo aver superato circa 600 metri di dislivello. C'è una mulattiera piuttosto ripida, assolutamente non pericolosa, salvo che spesso è bagnata e si arriva alla chiesa con la lingua di fuori. Difatti non sapevo che ci sarebbe stato un concerto, e quando vidi lassù il manifesto, ero curioso di vedere in faccia la cantante, presumibilmente priva di fiato. Beh, arrivò in elicottero, la furbacchiona! Fu bello, e l'arpa celtica è gradevole, però ho ascoltato dal vivo alcune volte il signor Nicanor Zabaleta con l'arpa vera, quella grande, al Coservatorio di Milano, e si sentiva benissimo anche nelle ultime file (ci stanno 2000 persone). Per l'arpa, come per la chitarra classica, esistono molte trascrizioni di musiche scritte per altri strumenti, ma sentire arpa o chitarra suonare le musiche scritte proprio per loro è tutta un'altra cosa.

saludos
Solimano