mercoledì 2 gennaio 2008

Re Lear e Cordelia


Paul Falconer Poole: King Lear


Re Lear e Cordelia

di Giuliano


All'inizio dell'opera, il vecchio Re decide di ritirarsi a vita privata, e di dividere il suo regno fra le tre figlie, in parti uguali. Però prima chiede alle tre figlie di ringraziarlo, e di farlo davanti a tutta la corte schierata. Le prime due figlie sono prodighe di lodi e di elogi, e il Re è soddisfatto. Ma la terza, Cordelia, fa un discorso strano:

LEAR: Che sai dir tu, per strappare dalle nostre mani un terzo anche più opulento di quello delle tue sorelle? Parla.

CORDELIA: Nulla, mio signore.

LEAR: Nulla?

CORDELIA: Nulla.

LEAR: Il nulla verrà fuori dal nulla: dì ancora qualche cosa.

CORDELIA:
Infelice ch'io sono, non riesco a sollevare il mio cuore tanto alto quanto la mia bocca: amo la maestà vostra per quanto m'obbliga il dovere filiale: né più né meno.


E' l'inizio della tragedia: il Re reputa oltraggiosa questa risposta, e quando insiste per avere qualcosa di meglio, la figlia non fa che accrescere la sua irritazione:

CORDELIA: Perché han preso marito le mie sorelle, se dicono che il loro amore è tutto per voi? Quand'io mi sposerò, se mai dovrà accadere, quell'uomo la cui mano riceverà il pegno della mia fede avrà diritto a togliere con sè metà delle mie cure e dei miei doveri, e certamente non avverrà che io mi mariti al modo delle mie sorelle, per serbare il mio amore, tutto intero, soltanto per mio padre.

Che cosa ha detto, di così sconvolgente, Cordelia? Ha detto al Re: "Ti amo perché sei mio padre". Dentro questa frase c'è tutto, ma al Re non basta, si ritiene offeso e la disereda, dividendo il suo regno non più in tre parti ma in due. Cordelia, così diseredata, viene anche abbandonata dal suo promesso sposo, che non la ritiene più alla sua altezza; dovrà abbandonare la corte, e con lei viene scacciato il fido Kent, che ha osato prendere le sue difese.

La storia è vecchia e risaputa: le due figlie che hanno fatto i bei discorsi si riveleranno ipocrite pericolose, e daranno vita ad una guerra sanguinosa; Cordelia e Kent correranno in soccorso del Re.
"Credi forse che il dovere abbia paura di parlare, quando l'autorità s'inchina all'adulazione?" aveva detto Kent al vecchio Re suo amico, dandogli perfino del matto pur di farlo ragionare. La risposta del Re è bellissima e barocca, degna di Shakespeare:

LEAR: L'arco è piegato e la corda è tesa: evita lo strale.

Lo strale del potente arriva a destinazione, e Lear si riterrà soddisfatto. Avevo visto questa scena in una delle mie prime visite a teatro, al Piccolo di Milano. La regia di Strehler era straordinariamente bella: un telo rappresentava il regno, e Tino Carraro-Re Lear lo divideva fra le sue figlie, con gesto preciso e teatralmente perfetto. Cordelia era Ottavia Piccolo, e Strehler le aveva affidato anche il ruolo del Matto, il buffone di corte che resterà vicino al Re per tutta l'opera.

E' così che Cordelia me la porto dentro da quasi trent'anni, e ormai la riconosco come una mia parte. Questo dire la verità con poche parole, questo dimostrare l'affetto ma un po' da lontano, questo voler stare per conto nostro quando gli altri fanno festa ed hanno grandi parole, è un atteggiamento molto pericoloso. Gli altri pensano che tu sia freddo, distante, avaro; diffidano e ti tengono lontano. Non è detto che sia così, ma è difficile da far capire, se gli altri non sono della nostra stessa natura.
(1 gennaio 2005)




3 commenti:

Solimano ha detto...

Il personaggio più affascinante del Re Lear trovo che sia Edmund, il figlio bastardo di Gloster. Perché è il personaggio meno esemplare e più vero.
Cordelia ha ragione, le sue argomentazioni sono impeccabili, ma quante Gonerilla e Regana (ambosessi) vediamo in azione anche oggi, a colpi di parolette, anniversari e feste comandate!
Però, in un film che presto metterò, c'è un figlio che col padre ha un rapporto difficile, a cui una persona dice, sapendo che il figlio ama il padre e viceversa, "lo tocchi, ogni tanto, e glielo dica, che gli vuol bene".

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Re Lear a parte, quello che mi ha colpito di più in questo brano di Giuliano sono queste parole:
"Questo dire la verità con poche parole, questo dimostrare l'affetto ma un po' da lontano, questo voler stare per conto nostro quando gli altri fanno festa ed hanno grandi parole..."
Mi ci sono riconosciuta, capita anche a me di sentirmi fatta in quella certa maniera e non sempre tutti capiscono e apprezzano.
H.

Giuliano ha detto...

Beh, devo ammettere che il carattere di mia mamma (che è di Parma, e di stirpe contadina) è molto ma molto migliore del mio... Però bisogna anche nascerci! (nascerci, e non trovare brutte persone sulla tua strada)