Radio Amen
di Roby
di Roby
Fra i miei parenti e conoscenti più anziani ne conto più d'uno che, oltre ad un'intelligenza vivace e ad uno spirito molto più giovane dell'età già avanzata, possiede una fede cristiana solida ed incrollabile, capace di passar sopra a qualsiasi malefatta (pur realisticamente riconosciuta tale) di parroci pedofili, vescovi intrallazzoni e papi razzisti. D'altra parte, in alcuni di loro tale fede molto ortodossa convive pacificamente, senza sostanziali contraddizioni, con un sottofondo magico-superstizioso nel quale, se il rosario diventa un egregio calmante per i nervi -tipo mantra buddista- ed il santino serve a garantire buoni voti a scuola, è di contro foriero di possibili disgrazie il dichiarare ai quattro venti di essere felice, perchè "i cattivi che ti ascoltano potrebbero portarti male": ugualmente letale, raccontando della malattia occorsa ad un conoscente, il toccarsi là dove tale malanno si è manifestato, "perchè potrebbe venire anche a te".
Tra loro non manca chi, ormai da qualche anno, ascolta regolarmente i programmi radio di varie emittenti cattoliche, ricavandone un conforto ed un gradimento notevoli. Parlandone, un sorriso beato si disegna sulle loro labbra ed un'invidiabile luce gioiosa si accende nei loro occhi. "Sapessi come sono bravi!" mi sono sentita più volte confidare "Sentissi che bello, specialmente quando rispondono alle telefonate del pubblico!". Un giorno, incuriosita, ho deciso di sintonizzarmi anch'io su quelle frequenze, immaginando -se non altro- discussioni teologiche appassionate o infiammati commenti biblici. Purtroppo sono invece incappata nella programmazione in cui gli speakers delle radio suddette -fra una celebrazione della messa ed una recita del rosario- dialogano per ore con gente prostrata dalle più feroci disgrazie, dalla morte del marito alla malattia incurabile del figlio neonato, dalla perdita del lavoro a cinquant'anni alla disperazione di dover assistere i genitori disabili novantenni. Sono encomiabili, certo, per lo sforzo profuso nell'offrire a tutti una parola di sostegno ed un richiamo alle sacre scritture, senza dubbio utili ad alleviare la sofferenza dei credenti in esse. Ma -mi chiedo leggermente interdetta- perchè mai tali conversazioni non restano riservate al privato? Che c'è di così rasserenante in tutto questo, per gli ascoltatori non colpiti -per loro fortuna o per grazia divina- dalle succitate tragedie? Si rallegrano forse per sè stessi, essendone stati risparmiati? O si felicitano per i disgraziati stessi, perchè di essi sarà il regno dei cieli? Su cosa fanno leva -per quanto in buona fede- i componenti lo staff di queste emittenti per assicurarsi l'audience? Non è un po' come succede in TV ad Affari tuoi o alla Vita in diretta, quando viene fatta parlare e piangere per mezz'ora la vedova dell'ultima vittima di morte sul lavoro, registrando così notevoli impennate d'ascolto?
Che siano bravi, quelli delle varie radio ecclesiastiche, lo penso sul serio. Solo che non so ancora in che cosa: in dottrina cattolica? in eloquenza? in altruismo? in radio-del-dolore? Quel che resta della mia fede infantile, evidentemente, non è abbastanza per trovare una risposta. Dopo più di cinquant'anni di vita su questa terra, la metà della quale spesa in studi umanistici, non posso non ricordare che religione viene dal latino religio, e che religio significava nè più nè meno superstizione. Solo così, forse, riesco a chiudere il cerchio, rispondendo implicitamente ai miei perchè: ma non ne sono assolutamente soddisfatta.
Tra loro non manca chi, ormai da qualche anno, ascolta regolarmente i programmi radio di varie emittenti cattoliche, ricavandone un conforto ed un gradimento notevoli. Parlandone, un sorriso beato si disegna sulle loro labbra ed un'invidiabile luce gioiosa si accende nei loro occhi. "Sapessi come sono bravi!" mi sono sentita più volte confidare "Sentissi che bello, specialmente quando rispondono alle telefonate del pubblico!". Un giorno, incuriosita, ho deciso di sintonizzarmi anch'io su quelle frequenze, immaginando -se non altro- discussioni teologiche appassionate o infiammati commenti biblici. Purtroppo sono invece incappata nella programmazione in cui gli speakers delle radio suddette -fra una celebrazione della messa ed una recita del rosario- dialogano per ore con gente prostrata dalle più feroci disgrazie, dalla morte del marito alla malattia incurabile del figlio neonato, dalla perdita del lavoro a cinquant'anni alla disperazione di dover assistere i genitori disabili novantenni. Sono encomiabili, certo, per lo sforzo profuso nell'offrire a tutti una parola di sostegno ed un richiamo alle sacre scritture, senza dubbio utili ad alleviare la sofferenza dei credenti in esse. Ma -mi chiedo leggermente interdetta- perchè mai tali conversazioni non restano riservate al privato? Che c'è di così rasserenante in tutto questo, per gli ascoltatori non colpiti -per loro fortuna o per grazia divina- dalle succitate tragedie? Si rallegrano forse per sè stessi, essendone stati risparmiati? O si felicitano per i disgraziati stessi, perchè di essi sarà il regno dei cieli? Su cosa fanno leva -per quanto in buona fede- i componenti lo staff di queste emittenti per assicurarsi l'audience? Non è un po' come succede in TV ad Affari tuoi o alla Vita in diretta, quando viene fatta parlare e piangere per mezz'ora la vedova dell'ultima vittima di morte sul lavoro, registrando così notevoli impennate d'ascolto?
Che siano bravi, quelli delle varie radio ecclesiastiche, lo penso sul serio. Solo che non so ancora in che cosa: in dottrina cattolica? in eloquenza? in altruismo? in radio-del-dolore? Quel che resta della mia fede infantile, evidentemente, non è abbastanza per trovare una risposta. Dopo più di cinquant'anni di vita su questa terra, la metà della quale spesa in studi umanistici, non posso non ricordare che religione viene dal latino religio, e che religio significava nè più nè meno superstizione. Solo così, forse, riesco a chiudere il cerchio, rispondendo implicitamente ai miei perchè: ma non ne sono assolutamente soddisfatta.
5 commenti:
Quello delle radio, cara Roby, di quelle religiose in particolare, e' un tema vasto quanto sommerso, che da noi emerse solo quando si scopri che i ripetitori della radio vaticana erano (1) sorgente di fortissimi campi magnetici (forse non del tutto sani); (2) nonostante cio' intoccabili in quanto, pur essendo situate su un colle della Repubblica, godevano per qualche motivo dell'extra-territorialita'.
Piu' interessante il tuo punto di vista comunque: la radio-del-dolore (e della consolazione). C'e' una differenza con la TV, comunque: la TV e' un medium "freddo", la radio e' "calda" (McLuhan); il dolore televisivo e' osceno, quello radiofonico e' forse piu' intimo, tipo discussione attorno al caminetto (era cosi' che FD Roosvelt usava la radio, e credo che anche il nostro Uolter nazionale intenda il mezzo in questo modo).
Attorno ai media religiosi (radio e alcuni periodici, Famiglia Cristiana in testa) c'e' tutto un mondo vastissimo, ma silenzioso. Se non lo si conosce, si ignora un bel pezzo d'Italia. Molto intelligente e utile che tu ce lo abbia ricordato, mediante il vivido ritratto di un pezzo della tua famiglia. (Aggiungendovi informazioni integrative; per esempio, come il rosario sia ancora fonte di consolazione e meditazione per molti, anche se non fa notizia come l'ultimo antidepressivo di moda).
Aggiungerei qualcosa su Radio Maria, la regina delle radio religiose italiane, ma questo box per commenti e' troppo angusto. Lo mettero' nel prossimo.
Caro Maz/Nic, sulla radio come medium più "caldo" della TV forse hai ragione. Devo a questo punto precisare che gli inviti ad ascoltare le lunghe litanie di malanni e disgrazie varie mi venivano rivolti in special modo durante il periodo più nero della malattia terminale dei miei genitori: lo scopo era certamente quello di consolarmi ("mal comune mezzo gaudio", vox populi vox Dei), ma ascoltare interminabili sfilze di tragedie cristianamente sopportate era proprio ciò di cui avevo meno bisogno, in quei mesi oscuri!
Riguardo a Famiglia Cristiana, fino a una decina d'anni fa mi capitava spesso di leggerla, trovandola in casa di un'anziana parente: le ricette e la rubrica di moda e di botanica erano deliziose, la "Posta del padre" spesso insopportabile, i giudizi sui film programmati in TV sempre esilaranti (James Bond "discutibile/diseducativo", Indiana Jones "accettabile/con riserve", quella lagna indegna di "Bernadette" con Jennifer Jones segnalato ovviamente da 4 o 5 stelle come assolutamente da non perdere...)
Aspetto il seguito del tuo commento su R.Maria!
Roby
Da piccolo, per molti anni ho recitato il Rosario per tutto il mese di maggio perché la mamma ci teneva ed io e mia sorella non lo sentivamo come un obbligo: era una cosa che andava fatta e basta. Il babbo era esentato, ascoltava la radio in un'altra stanza.
Conoscete la mia passione per l'iconografia: a Bologna e dintorni ci sono ben tre "opere complete" del Rosario, con i misteri gaudiosi, gloriosi e dolorosi. Tutte e tre non sono note quanto sarebbe giusto perché sono notevolissime dal punto di vista artistico e non solo. La prima è nel Santuario della Madonna di San Luca, in cima al colle. E' un'opera se ben ricordo giovanile di Guido Reni, ed ogni mistero è racchiuso in un cerchio. La seconda è nella chiesa di San Domenico, proprio di fronte alla cappella di San Domenico. Qui i misteri sono un lavoro di gruppo. Li hanno fatti Guido Reni, Ludovico Carracci più altri artisti della bella brigata degli allievi dei Carracci. Ma quella che per me è la più bella è in un posto imprevisto: a Quarto Inferiore, un paese a meno di dieci chilometri da Bologna andando verso Granarolo. I misteri li ha fatti un pittore poco noto perché ha lasciato poche opere (ma c'è una Annunciazione bellissima nella Pinacoteca Nazionale in via delle Belle Arti): Pietro Faccini, che era contemporaneo, non allievo dei Carracci, ma che segue una strada sua di colorismo, movimento, fantasia. E' un'opera giustamente esaltata da Francesco Arcangeli.
Ho un rispetto profondo per la grande storia del mito cristiano, è completamente sbagliato prendere pretesto dalle odierne miserie per estendere il giudizio negativo alle opere di tanti secoli, e non lo dico per estetismo, ma perché ci sono radici profonde e sane che è sciocco rinnegare.
saludos
Solimano
Quelloche mi colpisce, di questi ambienti "religiosi" è che guardino come il diavolo Romano Prodi (cattolicissimo e sposato da quasi 50 anni con la stessa donna,padre e nonno esemplare) e come angeli salvatori i Berlusconi, i Fini, i Casini...
Ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate, se non fosse che poi la gente va anche a votare sulla base di queste convinzioni....
saludos
Giuliano
(va a finire che l'unico vero grande esempio di coppia unita in sacro vincolo di matrimonio è Dario Fo con Franca Rame: sono sessant'anni di matrimonio, mica bazzecole!) (sembra una commedia di Dario Fo, e invece è tutto vero)
Cara Roby, anche i miei vecchi modenesi sono un pò così: sentono il dovere di essere tristi e, se qualcuno ha una disgrazia, gliene raccontano una peggio. Sono anche molto clericali, in effetti.
Io immagino che uno, dopo aver badato a una persona ammalata, avendo un'ora libera voglia andare a vedere una commedia al cinema, farsi una risata in amicizia, bere un bicchiere di quello buono. I miei parenti, invece, preferiscono informarsi e informarti sulle tristezze del mondo, magari come forma di pubblicità negativa a vantaggio del mondo che verrà.
Giuliano: i vescovi non ce l'hanno con Prodi "anche se" è un buon cattolico, ma proprio "perchè" è un buon cattolico. Con Veltroni, che cattolico non è, avranno magari lo stesso ordine di problemi -credo ne avranno meno meno: i più laici del panorama politico sono proprio dei ferventi cattolici-, ma meno dispiaceri.
Màz
Posta un commento