giovedì 15 novembre 2007

Una vecchia foto




Una vecchia foto

di Clelia Mazzini



Facendo un giro nella parte inabitata della casa, in un vecchio cassettone (ricoperto come tutto l'altro mobilio da un telo protettivo), ritrovo una vecchia foto di una parente ignota (forse una zia di mia madre, ma potrebbe essere anche una cugina di mio padre). E' vestita fuori moda (se sono riuscita a identificare bene l'epoca dai pochi indizi nella fotografia). Ha un berretto sformato, la sigaretta nella mano sinistra e un po' di fumo che le svolazza sopra l'occhio destro. Ha una bella faccia moresca mentre il gelso selvatico fiorito alle sue spalle mi indica senza dubbi l'epoca dello scatto: la tarda primavera.
I suoi occhi penetrano nel niente che sovrasta la campagna: non guardano lontano, non guardano vicino; guardano e basta, mentre la mente pare sgombra da inquietudini. Ha un giaccone che sembra militare, mi pare di intravedere ancora la stoffa più scura dove un tempo potevano esserci gli alamari. E' bella, e senz'altro sa di esserlo, anche se nella sua posa non c'è civetteria. Sembra lanciarmi una sfida dal tempo in cui si manifesta, sembra che voglia che io vada oltre la sua bellezza, che io entri nel "luogo reale della memoria" per colloquiare con lei, per (ri)conoscerla.
Nessuna traccia scritta dietro, nessuna data. Solo indizi, vaghi e frammentati. I canoni del tempo sono degradabili, esiziali, spesso velenosi. Ci catapultano in leggende, non ci restituiscono che enigmi.
Lei mi guarda, io esito. Il tenue filo di contatto si rompe irrimediabilmente.
Torniamo nei nostri mondi rispettivi, nelle nostre consumate passioni.
La "materialità" della sua bellezza si richiude nello scatto illusorio di un momento, la mia "ricerca" ha il lampo sottile dell'immagine catturata.
Un respiro profondo, il cassetto richiuso, il tempo farà il suo corso e riseppellirà di sabbia fine la nostra superficiale conoscenza.

°

- Non avete una vecchia foto? -
L'altra indicò una fotografia su un tavolino al centro della stanza, senza dire una parola.
Hamida si piegò un poco per prenderla e la esaminò attentamente.
Risaliva ad anni prima e la signora vi appariva in carne e piena di vita. Guardando ora la foto ora l'originale, la donna disse decisa:
- E' esattamente come siete, sembra fatta ieri. -
Con un tremito della voce l'altra la benedisse...

Naghib Mahfuz
da Vicolo del mortaio

°

Lo ferma nello scatto
contro il mare, su questa spiaggia
ignota, i giochi sono
rosso-accesi di plastica,
gommosi, il tempo questo presente alieno
che solo la memoria
soccorre e incrina...

anche per te
il tempo farà così distanti
i giochi accesi,
sbiancheranno i colori
nella carta,
dopo,
in una persa spiaggia,
fotografano la vita
tua, remota

Umberto Piersanti
da Nel tempo che precede

22 ottobre 2007

Da Akatalepsia




2 commenti:

Clelia Mazzini ha detto...

Come sempre grazie.

E un saluto affettuoso per te.

Clelia

Habanera ha detto...

Io la vedo, sai, la donna della foto. Grazie alle tue parole ne ho un' immagine così chiara che quasi mi sembra di conoscerla.
Forse un giorno riaprirai quel cassetto e ce ne parlerai ancora...

Ricambio affettuosamente i saluti.
H.