sabato 3 novembre 2007

Tutte le lettere d’amore


Emile Munier: La lettre


Tutte le lettere d’amore

di Fernando Pessoa



Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente ridicole).


Stanchezza

Quello che c'è in me è soprattutto stanchezza
non di questo o di quello
e neppure di tutto o di niente:
stanchezza semplicemente, in sé,
stanchezza.

La sottigliezza delle sensazioni inutili,
le violente passioni per nulla,
gli amori intensi per ciò che si suppone in qualcuno, tutte queste cose -
queste e cio' che manca in esse eternamente -
tutto ciò produce stanchezza,
questa stanchezza,
stanchezza.

C'è senza dubbio chi ama l'infinito,
c'è senza dubbio chi desidera l'impossibile,
c'è senza dubbio chi non vuole niente -
tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi:
perchè io amo infinitamente il finito,
perchè io desidero impossibilmente il possibile,
perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere,
o anche se non può essere...

E il risultato?

Per loro la vita vissuta o sognata,
per loro il sogno sognato o vissuto,
per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita...
Per me solo una grande, una profonda,
e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza,
una supremissima stanchezza,
issima, issima, issima,
stanchezza...


Contemplo il lago silenzioso

Contemplo il lago silenzioso
che la brezza fa rabbrividire.
Non so se penso a tutto
o se tutto mi dimentica.
Nulla il lago mi dice
né la brezza cullandolo.
Non so se sono felice
né se desidero esserlo.
Tremuli solchi sorridono
sull'acqua addormentata.
Perché ho fatto dei sogni
la mia unica vita?


Il violinista pazzo

Non fluì dalla strada del nord
né dalla via del sud
la sua musica selvaggia per la prima volta
nel villaggio quel giorno.

Egli apparve all' improvviso nel sentiero,
tutti uscirono ad ascoltarlo,
all' improvviso se ne andò, e invano
sperarono di rivederlo.

La sua strana musica infuse
in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
e neppure una non melodia.

In un luogo molto lontano,
in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi
sentirono una risposta a questo suono.

Risposta a quel desiderio
che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
alla ricerca dimenticata.

La sposa felice capì
d' essere malmaritata,
L' appassionato e contento amante
si stancò di amare ancora,

la fanciulla e il ragazzo furono felici
d' aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
si sentirono meno soli in qualche luogo.

In ogni anima sbocciava il fiore
che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell' anima gemella,
quella parte che ci completa,

l' ombra che viene a benedire
dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
migliore del riposo.

Così come venne andò via.
Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente, si confuse
con il silenzio e il ricordo.

Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
che era passato.

Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
poiché la vita non è voluta,
ritorna nell' ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,

improvvisamente ciascuno ricorda -
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere -
la melodia del violinista pazzo


(Da Il guardiano di greggi - Poesie di Alberto Caeiro)

Rientro e chiudo la finestra.
Mi portano il lume e mi danno la buona notte.
E la mia voce allegra dà la buona notte.
Magari la mia vita fosse sempre questo:
il giorno pieno di sole, o addolcito dalla pioggia,
o tempestoso come se finisse il Mondo,
la sera mite e la gente che passa
guarda con interesse dalla finestra,
l'ultimo sguardo amico alla quiete delle piante,
e poi, chiusa la finestra, il lume acceso,
senza leggere niente, senza pensare a niente, senza neanche dormire,
sentire la vita scorrere in me come un fiume nel suo letto.
E fuori un grande silenzio, come un dio che dorme.


Fernando António Nogueira Pessoa


3 commenti:

Solimano ha detto...

Habanera, ho letto poco di Pessoa, da cui, chissà perché (ma forse lo so), sto piuttosto lontano, anche se ho letto libri di Antonio Tabucchi, suo convinto estimatore e traduttore. Di Tabucchi, in particolare, amo Notturno indiano prima di tutto, ma anche Sostiene Pereira e Damasceno.
Però le lettere d'amore non sono ridicole, mai, a meno che non siano false, che allora sono grottesche. Possono essere rozze, sbrodolone, sgrammaticate, con le lacrime che sciolgono l'inchiostro persino in rete, tronfie o scodinzolanti, ma ridicole no. Magari fanno ridere, ma è un'altra cosa.
Costituiscono la bellezza segreta della rete, perché le lettere d'amore, che sono quasi tutte belle, comprese il di cui sopra, hanno un grave difetto che è anche il loro pregio: le conosce solo la persona che le riceve.
Sarebbe bello se tanti blog riuscissero a mettere nei loro post o nei commenti anche solo una piccola parte dello spirito che c'è nelle lettere d'amore che si scrivono: me uscirebbero magari dei post OT, con i corsivi ed i grassetti sbagliati, con gli a capo a metà parola, ma sai che sensazione di vita piena ci sarebbe, al posto di quello che chiamiamo eleganza e che spesso è solo ipocrisia.

saludos, cara blogghiera
Solimano

Giuliano ha detto...

Pessoa è grande e misterioso, sotto tutti i suoi diversi nomi ed aspetti.
Un eteronimo ce l'abbiamo tutti, ma Pessoa è il più grande di tutti.

Habanera ha detto...

Solimano, non ho scelto questa poesia perchè credo che le lettere d' amore siano ridicole. Al contrario! L' ho fatto perchè secondo me, a dispetto del titolo, questa poesia non rinnega l'esaltazione folle dell' amore, semmai la rimpiange.
Basta, per convincersene, questo solo verso:
"Ma dopotutto solo coloro che non hanno mai scritto lettere d’amore sono ridicoli".
Almeno, io la vedo così. Apprezzo in ogni caso la tua levata di scudi in difesa delle lettere d'amore, di tutte le lettere d'amore, anche quelle sgrammaticate e zoppicanti.


Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Álvaro de Campos. C'è poi quel "Chevalier de Pas" con il quale, da adolescente, pare che scrivesse a se stesso. Grande e misterioso Pessoa.
Definizione perfetta, caro Giuliano!

Abbracci e saluti carissimi
H.