lunedì 5 novembre 2007

L'amore nei Baci Perugina


Baldung Grien: Aristotele e Fillide (1513)


L'amore nei Baci Perugina

di Primo Casalini


Una mia amica asseriva che le lettere d'amore si scrivono alla sera e si imbucano subito, perché se si aspetta la mattina e le si rilegge, ci si vergogna di quello che si è scritto e non le si spedisce più. Facendo male, fra l'altro, perché l'amata lontana non è interessata ad una analisi psico-linguistica, ma proprio a quelle frasette zoppicanti e scoppiettanti, come un legno verde in un camino di buon tiraggio.
Ma oggi, la disponibilità della rete permette delle indagini approfondite. Una delle fonti più importanti è la collazione dei messaggi dei Baci Perugina. Esistono diversi siti che contengono abstracts o addirittura l'opera omnia, con varianti, lectio facilior, nuove proposte ed il doveroso armamentario critico.Per i miei scopi, è bastato estrarre alcune decine di questi messaggi, perché la ripetitività e la ridondanza sono notevoli, ma anche perché ho grigliato del tutto (o quasi) gli anonimi. Mi viene infatti il sospetto che molti dei messaggi cosiddetti anonimi siano stati lì per lì inventati dal grafico o dall'imballatore in funzione della particolare situazione di quel loro giorno d'amore. Io, almeno, avrei fatto così: una specie di messaggio nella bottiglia che da qualche parte comunque arriva, ed arriva a segno: è più probabile che venga letto il messaggio che mangiato il cioccolatino. Difatti, tutti li leggiamo.


Una prima categoria è quella del sublime generico:

Nulla è difficile per chi ama. (Cicerone)
Il tuo amore è per me come le stelle del mattino e della sera, tramonta dopo il sole e prima del sole risorge. (Goethe)
Un mondo senz'amore, che sarebbe per il nostro cuore? La stessa cosa che una lanterna magica senza luce. (Goethe)
Amore! Ecco un volume in una parola, un oceano in una lacrima, un turbine in un sospiro, un millennio in un secondo. (Tupper)
Ma vederla fu amarla, amare solo lei, e amare per sempre. (R.Burns)
Non esiste rimedio all'amore se non amare di più. (Henry D.Thoreau)
Coloro che vivono d'amore vivono d'eterno. (Emile Verhaeren)

Chi sia Tupper, non lo so, forse un finanziere della Nuova Scozia; certamente, dal tono, era uno che coi soldi aveva a che fare. Il sublime generico trova però la sua migliore espressione in Victor Hugo, che, esule a Guernesey, scriveva tre lettere al giorno all'amata Juliette, che abitava al piano di sopra o, più probabilmente, al piano di sotto. Forse Juliette lo chiamava ogni tanto nella tromba delle scale, e Victor rispondeva: “Non posso! Ti sto scrivendo”. Ma le frasi di Hugo hanno un'ampiezza che si presta meglio alla scatola intera che al singolo cioccolatino. Nei “Demoni” di Dostoevskij, c'è lo strano rapporto fra Varvara Petrovna e Stepàn Trofimovic in cui succede qualcosa di analogo, raccontato per molte pagine da Dostoevskij con la finezza umoristica (sì, proprio umoristica) di cui ci si è finalmente accorti, e che non manca neppure in “Delitto e Castigo” e nei “Fratelli Karamazow”. Solo che Stepàn scrive per timore: non osa affrontare Varvara, che “era una donna classica, una donna-mecenate, che agiva unicamente in vista di considerazioni superiori”. Succede anche negli affari, questo nascondersi dietro lo scritto per evitare l'orale. Il sublime generico è la scorciatoia verso l'assoluto, che sta dalle parti dell'eterno, del più e dell'alto, senza pagare dazio alla persona concreta ed alla quotidianità dei fatterelli. Non esistono giorni comuni: sono tutti anniversari. Questa categoria è largamente presente nella collazione dei baci: piace genericamente a tutti e non crea grattacapi.


Poi c'è la categoria che si potrebbe chiamare l'amour, mode d'emploi:

Amore è credula creatura. (Ovidio)
Amore e tosse non si possono nascondere. (Ovidio)
Che diano o che rifiutino, godono tuttavia d'esser richieste. (Ovidio)
Giove, dall'alto, ride dei falsi giuramenti degli amanti. (Ovidio)
Sii amabile, se vuoi essere amato. (Ovidio)
Amare è scegliere, baciare è la sigla della scelta. (Anonimo)
L'amore è un potere troppo forte perché lo si possa vincere altrimenti che con la fuga. (Cervantes)
Il colpo di fulmine è la cosa che fa guadagnare più tempo. (Arnoul)
La felicità in amore è come una palla che noi rincorriamo quando rotola, e che spingiamo via col piede quando si ferma. (Madame de Puissieux)
Bisogna scegliere tra amare le donne e conoscerle: non c'è via di mezzo. (Chamfort)
La luna e l'amore, quando non crescono calano. (Proverbio cinese)
Un bacio è come bere acqua salata: bevi e la tua sete aumenterà. (Proverbio cinese)
Noi mettiamo l'infinito nell'amore: le donne non fanno questo sbaglio. (Anatole France)
Un bacio legittimo non vale mai un bacio rubato. (Maupassant)

Ovidio, il suo mode d'emploi, l'ha pagato caro, ed anche Cervantes e Maupassant. Di Madame de Puissieux so che compare abbastanza in Google, sempre al seguito della sua geniale metafora calcistica. I cinesi confermano la praticità confuciana: sembra che parlino dell'andamento dei titoli in borsa. Anatole France dà voce aforistica ad un millenario luogo comune.

Durer: Il sogno del dottore (1498)


Seguono i permissivi:

Ama e fai quel che vuoi. (Sant' Agostino)
Amate, amate, tutto il resto è nulla. (La Fontaine)
I ragazzi che si amano si baciano in piedi...nell'abbagliante chiarezza del loro primo amore. (Prevert)
Eravamo insieme, tutto il resto del tempo l'ho scordato. (Walt Whitman)


Sono pochissimi, i permissivi, nei messaggi dei baci. E sia su Agostino che su Whitman si può osservare che è un permissivisimo che tende al sublime generico. Ma se riusciamo a stare coi piedi per terra senza involarci verso il di più, l'alto e l'eterno, il fai quello che vuoi ci soddisfa. Però devi amare, se no nisba. Perché così poca permissività, nei baci? Forse è l'occasione in cui vengono regalati che li rende così poco propensi ad una sia pur vaga istigazione a delinquere. Sono baci generalmente non adulterini, dati davanti a Dio ed alle donne.


Gli statistici:

Tutti gli amori dell'uomo, ancorchè diversi, hanno lo stesso motore. (Vittorio Alfieri)
Vorrei sapere quanti baci fur dati dal dì che i baci furono inventati. (Iginio Ugo Tarchetti)
"Che cosa sarebbe l'umanità, signore, senza la donna?" "Sarebbe scarsa, signore, terribilmente scarsa". (Mark Twain)
Non c'è amore sprecato. (Cervantes)

Vittorio Alfieri era piemontese, per chi l'avesse scordato. Mentre Tarchetti soffre di curiosità impropria. Me lo vedo, proprio sul più bello, uscirsene con una frase del genere. Cervantes, nella frase precedente tentava la fuga, ma evidentemente si faceva riacchiappare. Il catalogo di Don Giovanni che Leporello mostra alla affranta Donna Elvira è il risvolto contabile di questo approccio: 640 in Italia, 231 in Lamagna, 100 in Francia, 91 in Turchia, 1003 in Ispagna. Ma perché così poche in Francia? Rispetto anche alla Lamagna, ma persino rispetto alle 91 in Turchia, considerato il viaggio ed il rischio. Che si tratti del vasto harem di un pascià compiacente?


I narcisisti, anzi, il narcisista:

Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura una vita. (Oscar Wilde)
Oh... Tutti abbiamo bisogno di amici, alle volte. (Oscar Wilde)

Ma le frasi più stuzzicose di Wilde non ci sono, per il solito motivo. Occorrerebbe mutare brand: profumi al posto di cioccolatini, ad esempio.

Schongauer: Vergine folle (circa 1480)


Quelli delle gloriose cicatrici:

Amare è gioire, mentre crediamo di gioire solo se siamo amati. (Aristotele)
Il cuore non ha rughe. (Madame de Sevignè)
L'amore è lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore. (M.Proust)
Lasciarsi, è tutto quanto sappiamo del paradiso, e quanto ci basta dell'inferno. (Emily Dickinson)
Amore, amore, che schiavitù l'amore. (La Fontaine)
Amore non è guardarsi a vicenda; è guardare insieme nella stessa direzione. (Antoine de Saint-Exupery)

A differenza di quelli del sublime generico, in questi si avverte che non dimenticano la persona, che la ritengono più importante dei loro pensamenti, che hanno accettato il rischio di essere feriti perché ne valeva la pena, comunque andasse. La Fontaine si tiene bene strette le catene della sua schiavitù, perché tutto il resto è nulla. Posso dirlo? Questi mi piacciono, e tanto. Anche Aristotele che si porta a spasso sulla schiena la trionfante e nuda Phyllis con briglia e pungolo, come in una xilografia di Hans Baldung Grien del 1513.


I golosi:

Che faccenda maledettamente pazza è l'amore. (Schikaneder)
Vogliamo godere l'amore: senza di lui non possiamo vivere. (Schikaneder)
Con te conversando, dimentico ogni tempo e le stagioni e i loro mutamenti: tutte mi piacciono allo stesso modo. (Milton)

Schikaneder è l'impresario teatrale, autore del libretto del Flauto magico. Parla attraverso Papageno, che ha di fronte Papagena. Milton, anglosassone, è di una golosità più in punta di forchetta, ma che dura nel tempo. Pochini anche i golosi, come si vede. Qualche Cerbero li ha tenuti lontano. E continuerà a mancare, malgrado il diffondersi della conoscenza dell'inglese, la bandiera della golosità in amore , quella alzata all'inizio del '600 dal Reverendo John Donne:

Licence my roavings hands, and let them go,
Behind, before, above, between, below.


Quelli della tranquilla passione:

Perché l'amavo? Perché era lei; perché ero io (Montaigne)
Molti uomini vivono felici senza saperlo. (Luc de Clapiers de Vauvenargues)
Il vero amore è come l'apparizione degli spiriti: tutti ne parlano, quasi nessuno li ha visti. (Rochefoucauld)
Si perdona finchè si ama. (Rochefoucauld)
Un uomo onesto può essere innamorato come un pazzo, ma non come uno sciocco. (Rochefoucauld)
Nulla rende così amabili come il credersi amati. (Pierre Marivaux)
L'amore è la saggezza dello sciocco e la follia del saggio. (Samuel Johnson)
Le persone felici in amore hanno l'aria profondamente intenta. (Stendhal)

Sono disattaccati, non distaccati. Hanno preso le loro contromisure. Sanno sorridere, perché conoscono la follia e la sciocchezza. Ci sono passati attraverso, e forse rimpiangono l'inconsapevolezza originaria, ma non al punto da ricadere negli stessi errori. Poi c'è uno, uno solo, che ammette di non capirci niente, con uno strano tono trionfante:

Amore, impossibile a definirsi!

E' Giacomo Casanova, veneziano.


Conclusione. Una persona che conosco aveva un innamorato facondo che abitava in un'altra città. Quasi ogni giorno, quindi, perveniva una letterona. La persona aveva il suo daffare sul lavoro, e leggere quelle quattro facciate al giorno non aveva più il gusto della sorpresa e della novità. Però, l'amore era ricambiato, anche se con minore facondia. Ed allora, si metteva la lettera appena giunta e non ancora aperta in una tasca (esistono ancora, le tasche?). Ogni tanto, muovendosi durante il suo lavoro, avvertiva fisicamente il lieve ingombro della letterona, e le veniva da sorridere dalla contentezza. Poi, la sera, adempiva al giusto dovere di un'attenta lettura. Ma per lei il mezzo era divenuto il vero messaggio, ed in quella petite perception trovava ogni giorno la conferma di essere amata. Come il Monsieur Jourdain di Molière scriveva in prosa senza saperlo, così quella persona condivideva i "Frammenti di un discorso amoroso" di Roland Barthes prima che fossero scritti. L'episodio che racconto è del 1966.

P.S. Di siti con la collazione dei Baci Perugina ce ne sono millanta, proprio come i baci di Catullo. Le immagini è bene vederle grandi, serve un click sopra.

Pubblicato su Arengario il 30 maggio 2003, rivisto per l'occasione

Durer: La passeggiata d'amore (1498)

6 commenti:

mazapegul ha detto...

Caro Solimano,
anche io ebbi un innamoramento scrittorio, tanti anni fa. Alla ragazza spedivo lettere quasi ogni giorno; a volte d'istinto, più spesso meditando con machiavellica disperazione l'effetto che avrebbero avuto, e che non ebbero mai. Lei le leggeva con piacere, era lusingata, ne aspettava sempre di nuove; mentre io consumavo me stesso e svariate risme di carta.
Un giorno scrissi una lettera ultimativa, me ne pentii immediatamente quanto vilmente (non essendo in grado di sostenere i miei stessi ultimatum, e avendo il terrore di riceverne uno da lei), ma avevo l'urgenza di spedirla comunque. Escogitai allora questo astutissimo stratagemma. Avrei bruciato la lettera e spedito le ceneri, raggiungendo così tutta una serie di obiettivi: 1) avrei spedito la lettera ultimativa; ma 2) solo io avrei saputo che era tale e 3) lei sarebbe stata assai impressionata dalla disperazione del gesto, commuovendosi e 4) forse addirittura temendo per la mia salute. La mia posizione sul campo non poteva che riuscirne rafforzata.
Il giorno dopo la incontrai tutta allegra e mi disse:
"Ieri ho ricevuto la tua busta, l'ho messa in tasca e per tutto il giorno ho atteso il momento di leggerla, come con le altre, in quiete e solitudine. Finita la cena sono andata in camera mia, mi son seduta sul letto, ho aperto la busta e una nuvoletta di cenere ha ricoperto il cuscino BIANCO, il letto BIANCO e il pavimento della stanza, di LUCIDO PARQUET. Ho passato tutta la notte a pulire, sperando che mia mamma non entrasse, perchè non avrei proprio saputo cosa dirle.
"La prossima volta, avvisami.
"Comunque, mi sono molto divertita. Mi hai sorpreso, come sempre."

Ciao,
Màz

Roby ha detto...

Maz-Nic, conoscevo già la storia per averla ascoltata "dal vivo", ma è comunque troooooppo carina, trooooppo surreale e insieme trooooppo vera...

Sol-Primo, riguardo ai bigliettini dei Baci, il primo ricordo che ho è quello del classico di Rostand: "Il bacio è un apostrofo rosa tra le parole t'amo"... che un mio perfido compagno di scuola del liceo stravolgeva in "Il bacio è un modo come un altro per sputarsi in bocca", con grande costernazione di noi romantiche fanciulle...

A bientot

Roby

jomarch ha detto...

molto molto carino

Solimano ha detto...

Jomarch, sei molto gentile, grazie.
Habanera, per me è il caso di prendere il brano di vita vissuta di Nicola e di trasformarlo in post. Alle immagini ci penso io, entrando in Google con "ceneri di un amore".
Ci fece molto ridere a tavola, quando ce lo raccontò, presenti anche Roby ed io. Ma Nicola aveva un'aria strana, come se avesse voluto commuoverci, altro che ridere. Chissà che fine ha fatto la signorina in questione, forse ha sposato uno spazzacamino o un pompiere.

saludos
Solimano
P.S. Primo Casalini, con cui sono in rapporti molto stretti anche se talvolta burrascosi, mi ha detto di salutarvi.

Habanera ha detto...

Maz, non so come sia finita la storia con la destinataria delle tue lettere ma io uno che fa uno scherzo del genere non me lo sarei lasciata sfuggire.

Jomarch, sei la benvenuta su Nonblog che è anche un po' casa tua dal momento che sei tra gli autori. Grazie per la tua visita.

Solimano, ottima l'idea di trasformare il racconto di Nicola in post.
Lo metto subito in bacheca e per le immagini mi affido totalmente alla tua genialità. Ma tu, tutti quei cioccolatini li hai mangiati davvero, altro che ricerche sul web... confessa!

Roby, "Il bacio è un apostrofo rosa tra le parole t'amo"... ma certo! Anche a me viene in mente questo per prima cosa, si vede che era il più diffuso, o quello che colpiva di più la nostra immaginazione di fanciulline romantiche.

Un saluto affettuoso a tutti
H.

Solimano ha detto...

E comunque, care Habanera e Roby, pur nel rispetto della vostra opinione, dissento vigorosamente: il bacio non è un apostrofo rosa, e non dico altro.

besos
Solimano