lunedì 13 agosto 2007

L'ora del lupo




L'ora del lupo
Turno di notte in fabbrica

di Emilio Gauna



Mi ero messo in tasca un vecchio libro di poesie, recuperato su qualche bancarella molti anni prima; avevo tutta l'intenzione di leggerlo, ma poi è rimasto su uno scaffale ed è tornato fuori quando ha voluto lui.

E' un'antologia di poeti barocchi, ci sono gli italiani e gli spagnoli perché è il primo volume; e ci sono tante cose belle, di quelle che a scuola facevano spavento e che invece col tempo ho imparato ad amare.

Lo sfoglio con piacere, un po' deluso perché magari cercavo questo e quello e non li trovo; e infine trovo Luis de Gòngora y Argote (1561-1627). Le note dicono che fu cappellano di Filippo III, e questi sono i suoi versi, che trattano di un tema che più barocco non si può: lo scorrere del tempo.

Reloj de arena

Qué importa, ¡ tiempo tirano ! ,
aquel calabozo estrecho
que de vidrio te hemos hecho
para tenerte en la mano,
si el detenerte es vano,
y siempre de tì està ajena,
cuando màs piensa que llena,
nuestra vida, a cuya voz
huyes cual tiempo veloz
y sordo como en arena?



Orologio di sabbia

Cosa conta, tempo tiranno,
la ristretta prigione
che di vetro t'abbiamo costruito
per tenerti nella mano
se trattenerti è vano
e sempre di te è vuota
quando più pensi piena
la nostra vita, alla cui voce
fuggi qual tempo veloce
e sordo come nell'arena?


Reloy por las estrellas

Si quiero por las estrellas
saber, tiempo, donde estàs,
miro que con ellas vas,
pero no vuelves con ellas.
A donde imprimes tus huellas,
que con tu curso no doy?
Mas, ¡ ay ! , que engañado estoy,
que vuelas, corres y ruedas:
tù eres, tiempo, el que te quedas,
y yo soy el que me voy.



Orologio di stelle

Se voglio attraverso le stelle
sapere, tempo, dove sei,
vedo che vai con loro,
ma con loro non torni.
Dove imprimi le tue orme,
che non ritrovo il tuo cammino?
Ma ahimè, m'inganno !
che tu voli, corri, rotoli via:
tempo, sei tu che resti,
ed io che volo via.



Un po' sorrido, perché io non so lo spagnolo e tanto meno quello del Seicento, però sono di origine veneta, e ho ancora (per mia fortuna) qualche parente che per dire orologio dice "relò"... Ma poi mi prendono altri pensieri.

Dove ho incontrato queste meditazioni sul tempo? Facile arrivarci: sono più di dieci anni che lavoro in fabbrica su tre turni. Questi pensieri vengono nel turno di notte, di solito tra le due e le cinque del mattino. L'ora del lupo, come l'ha definita Ingmar Bergman: ma lui soffre d'insonnia, e io invece dormirei volentieri e senza problemi.

Sono problemi dei quali non si parla mai, sui giornali o in televisione: sono clamorosamente fuori moda. Eppure non è così, anzi: sempre più persone fanno turni strani o brutti, non solo i ferrovieri o gli infermieri come succedeva una volta.

Tutta una parte del nostro mondo del quale non parla quasi nessuno, eppure è una parte importante, perché chi lavora di notte deve stare attento due volte: al lavoro e ai colpi di sonno.

Però la notte è anche quell'orario in cui si parla, ci si lascia andare alle confidenze più strane, magari con colleghi con i quali, di giorno, scambieresti sì e no due parole. E' anche l'orario in cui ci si trova - di solito alla macchina del caffè - a pensare al passato, ai colleghi che hanno cambiato lavoro o che sono andati in pensione, o che magari proprio non ci sono più. E che ne sarà di noi? ci si chiede, e sono pensieri che hanno tutto il diritto di venire, alle due di notte, in fabbrica, mentre gli altri dormono.


Turno di notte in fabbrica

Sono le due di notte, e dal catrame
della notte profonda io distillo
la più profonda e nera nostalgia
che poi sublima, e luce ridiventa
e trasparenza ed alba e luce spenta,
un tatuaggio che non va più via,
ferita che ho nel cuore, ed è uno spillo
che strazia la mia carne e ne fa strame.
Che ne sarà di me, Signore, Angelo mio,
che ne sarà del tempo che m'avanza,
che ne sarà del resto della notte,
del tempo che ho da stare in questa stanza,
dei pipistrelli chiusi in queste grotte,
che ne sarà di me, Signore, Angel di Dio ?


P.S. Questo brano è stato pubblicato in Golem l'Indispensabile e su Arengario.

Le immagini sono tratte dal film "L'ora del lupo" di Ingmar Bergman. In una, Max von Sydow è con Gertrud Fridh, nell'altra con Liv Ullmann.




5 commenti:

Giuliano ha detto...

Wie die Zeit vergeht... sono già passati sei anni da queste cose qua.
Danke schoen!
Giuliano

Habanera ha detto...

Caro Giuliano, queste cose qua, come le chiami tu, non hanno tempo. Non conosco il tedesco ma al significato di "Danke schoen!" ci arrivo e sono io che lo dico a te.
H.

Giuliano ha detto...

"Come vola il tempo".
(però neanch'io so il tedesco, quel che so lo devo a Schubert).
Giuliano
PS: E se poi Solimano mi mette le foto di Liv Ullmann...

Solimano ha detto...

Questo fu uno dei primi brani che mi fecero conoscere ed apprezzare Giuliano. Il nesso fra il grande Gongora, in Italia mal conosciuto, e l'esperienza del lavoro notturno in fabbrica è del tutto giustificato perché si stabilisce attraverso il tempo, con cui dialoga Gongora e che Giuliano ed i suoi compagni di lavoro trascorrono insieme svegli di notte, quando generalmente le persone dormono. Così, un nesso si stabilisce anche con Bergman, ed il suo drammatico "L'ora del lupo".
Per le immagini, sono stato incerto: avevo in mente il bellissimo ritratto a Gongora che fece Velasquez. Ma lo metterò alla prima occasione che si presenterà, e comunque Liv Ulmann non ha corso il rischio di non essere presente.
Per me, la metafora migliore per una certa ora della notte, è quella che ha usato Rohmer in Reinette e Mirabelle: l'ora blu, quella in cui gli uccelli della notte smettono di cantare e quelli del giorno non hanno ancora incominciato. Un silenzio breve e perfetto.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

"L'ora del lupo" è un film di Bergman, ma io facevo riferimento a un passo dell'autobiografia di Bergman, "Lanterna magica" 8ed. Garzanti).
Una piccola specificazione.
Giuliano