tag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post2201964516358173760..comments2023-06-21T16:19:29.290+02:00Comments on Nonblog di Habanera: InvernaleHabanerahttp://www.blogger.com/profile/04490216457081919776noreply@blogger.comBlogger8125tag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post-63823550047485976882007-09-14T00:23:00.000+02:002007-09-14T00:23:00.000+02:00Quello che intendevo, Solimano, è che Gozzano -anc...Quello che intendevo, Solimano, è che Gozzano -anche in questo poemetto- è efficace perchè sa muoversi contemporaneamente su almeno tre piani diversi: (1) il livello letterale esteriore e minimalista del "plazer" piccolo-borghese, (2) quello interiore in cui c'è oscillazione continua tra i due poli di amore-morte e vita-comunque, (3) quello che emerge dallo stile, che ironicamente -appunto- fa cozzare i due livelli precedenti tra loro. A questi aggiungerei un livello (4) di poetica, in cui la fanciulla è la seduzione dannunziana che, a malincuore perchè affascinante, il poeta si decide a lasciare alle sue danze ferali (non senza ripensamento, però).<BR/><BR/>Si potrebbe fare su abbracci e popcorn una serie sui pericoli del ghiaccio cedevole e sul loro valore simbolico: a me vengono in mente l'Aleksander Nevsky (e una sua tarda parodia in un film americano), il Decalogo di Kiesslowsky, un film di Atom Egoyan, e ho alte immagini che non riesco adesso ad associare a storie, titoli o registi.<BR/>Ciao, Nicolamazapegulhttps://www.blogger.com/profile/05044258455666975012noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post-82683383713877454432007-09-13T23:22:00.000+02:002007-09-13T23:22:00.000+02:00Eppure... eppure... Gozzano non era un gozzaniano,...Eppure... eppure... Gozzano non era un gozzaniano, e l'etichetta che gli hanno apposto è ingenerosa, è semplicemente morto giovane per una malattia allora quasi incurabile. Ho provato a suo tempo a leggere qualcosa di Corazzini, quello sì che è un crepuscolare. <BR/>Gozzano aveva una grande curiosità e una fantasia inesauribile, praticamente in ogni suo verso c'è una idea nuova rispetto al verso precedente. Una musicalità che aveva anche delle incredibili sprezzature al limite della dissonanza, senza mai nessuna goffaggine. Molte sue poesie sono piene di erotismo che l'ironia (e l'autoironia) non maschera mai del tutto, aggiunge finezza, non toglie forza.<BR/>Poi, e non sarete d'accordo con me, a me piace anche un certo D'Annunzio, che non è poi così lontano dagli altri due. Lui e Pascoli si annusavano, probabilmente si capivano e non polemizzarono mai, eppure come vita privata non ci poteva essere una differenza maggiore di quella che c'era fra loro due. <BR/>Ma ci torneremo fra un po' di tempo, stiamo sul confronto-accordo che ha giustamente inserito <B>Nicola</B>. Per quanto riguarda il giocare con le parole di cui dice <B>Giuliano</B>, un poeta <B>deve</B>, anche giocare con le parole. E' un modo per tenersi leggero, se no il rischio del goffo e del plumbeo c'è sempre. Anche il Pascoli era un giocoliere, nessun'altro poteva inventare "le sonanti camerate".<BR/><BR/>saludos<BR/>SolimanoSolimanohttps://www.blogger.com/profile/17301547043674128905noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post-43519901161023442352007-09-13T22:20:00.000+02:002007-09-13T22:20:00.000+02:00A Imola dev'esserci un piccolo gozzanino. La sua e...A Imola dev'esserci un piccolo gozzanino. La sua ex fidanzata ha istoriato il sottopassaggio della stazione con le sue giuste recriminazioni e una profezia assai in tema col tema della nostra discussione:<BR/><BR/>"Morirai giovane come dicevi sempre."<BR/><BR/>Magari raccolgo il corpus graffitico completo e ve lo spedisco.mazapegulhttps://www.blogger.com/profile/05044258455666975012noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post-62179972791836086762007-09-13T21:12:00.000+02:002007-09-13T21:12:00.000+02:00A me piace questo giocare con le parole e con le r...A me piace questo giocare con le parole e con le rime. Qui non si tratta della famosa "licenza poetica", è proprio un modo di giocare (e di espressione: la rima "sbilenca" fa il paio con la storiellina che viene raccontata).Giulianohttps://www.blogger.com/profile/06401398690125983204noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post-80301599848724072882007-09-13T20:59:00.000+02:002007-09-13T20:59:00.000+02:00Caro Primo,nella mia classe mi ritrovai a essere l...Caro Primo,<BR/>nella mia classe mi ritrovai a essere l'unico gozzaniano in mezzo a una folla di dannunziani. Dopo aver lungamente vissuto, mi sento ancor più tale.<BR/>E' notevole come Gozzano rovesci il luogo romantico di amore&morte, arrivato a lui dopo il riflusso -per così dire- postromantico, in cui l'associazione della morte all'amore non era più solo fatalmente necessaria, ma voluttuosamente ricercata. (Mi vengono in mente alcuni quadri preraffaelliti, che non mi sono mai piaciuti, o alcuni racconti del tardo Ottocento, e persino, ma più sottilmente, il poemetto di Pascoli).<BR/>Questa voluttà è presente doppiamente nel poemetto di Gozzano: nell'insistere tra ironico e realitico dello scric; nella misteriosa volontà di morte della ragazza. Che poi è, assai poeticamente, leggibile in più maniere: vera ragazza (veramente femminile la contraddizione tra il sorridente ringraziamento e l'ingiuria sussurrata); ma anche simbolo della poesia mortuaria che lo precede (e qui siamo nel rovesciamento ironico) - e che Gozzano rifiuta; e infine simbolo di ciò che è, perchè -in fondo in fondo- la voluttà dell'"amore a morte" Gozzano, che era giovane e pure malato, doveva sentirlo.<BR/>At salud,<BR/>Nicolamazapegulhttps://www.blogger.com/profile/05044258455666975012noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post-43976765020553819772007-09-13T17:35:00.000+02:002007-09-13T17:35:00.000+02:00Nicola, l'accostamento è impeccabile. Mi sono venu...<B>Nicola</B>, l'accostamento è impeccabile. Mi sono venuti in mente alcuni concerti milanesi di quartetti d'archi San Maurizio o al Vivaio, in cui il programma intelligentemente comprendeva l'ultimo Haydn, uno dei sei quartetti dedicati ad Haydn da Mozart e il primo Beethoven. Emergevano ugualmente forti le differenze e le vicinanze.<BR/>E' probabile che Gozzano conoscesse Digitale purpurea, pubblicata nei Primi poemetti del 1904, mentre Invernale è nei Colloqui pubblicati nel 1911.<BR/>Il tema è lo stesso, la metafora completamente diversa ma anche contigua (il pericolo del ghiaccio che si incrina ed il pericolo del fiore velenoso), come diversa ne è l'origine concreta, che nel caso del Pascoli può essere la tragedia del tutto inutile per il matrimonio della sorella Ida.<BR/>Analoga è la totale immersione nel tempo poetico di quegli anni, e sul livello è del tutto improprio fare classifiche, sono due poesie altissime. Sento di più, personalmente, la suprema eleganza di Gozzano, che ne ha altre su questo tema, e sono sempre fra le migliori, anche se il peggio di Gozzano non l'ho ancora trovato, mentre del Pascoli sì. A me Gozzano, facendo un improprio salto culturale, fa venire in mente il Crivelli, che ha la stessa impeccabilità, e per conto suo continuò per trent'anni a lavorare nel sud delle Marche (difatti il Vasari non ne parla perché ne ignorava l'esistenza), senza avere alcun aspetto minimamente provinciale. <BR/>Sono unite anche da un altro aspetto: queste due poesie molto raramente si leggono a scuola, a parte che di Gozzano a scuola non si legge praticamente nulla.<BR/><BR/>grazie e ciao<BR/>SolimanoSolimanohttps://www.blogger.com/profile/17301547043674128905noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post-24428949495336003082007-09-13T16:09:00.000+02:002007-09-13T16:09:00.000+02:00Bello questo confronto Gozzano-Pascoli!H.Bello questo confronto Gozzano-Pascoli!<BR/><BR/>H.Habanerahttps://www.blogger.com/profile/04490216457081919776noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8975412562164221856.post-57071161547058859252007-09-13T02:17:00.000+02:002007-09-13T02:17:00.000+02:00Questa poesia ironica e sinistra e realistica mi r...Questa poesia ironica e sinistra e realistica mi ricorda, per contrappunto e simiglianza, un poemetto di Pascoli.<BR/><BR/>"Digitale Purpurea "<BR/><BR/>I <BR/>Siedono. L'una guarda l'altra. L'una<BR/>esile e bionda, semplice di vesti<BR/>e di sguardi; ma l'altra, esile e bruna, <BR/><BR/>l'altra... I due occhi semplici e modesti<BR/>fissano gli altri due ch'ardono. «E mai<BR/>non ci tornasti?» «Mai!» «Non le vedesti<BR/><BR/>più?» «Non più, cara.» «Io sì: ci ritornai;<BR/>e le rividi le mie bianche suore,<BR/>e li rivissi i dolci anni che sai;<BR/><BR/>quei piccoli anni così dolci al cuore...»<BR/>L'altra sorrise. «E di': non lo ricordi<BR/>quell'orto chiuso? i rovi con le more?<BR/><BR/>i ginepri tra cui zirlano i tordi?<BR/>i bussi amari? quel segreto canto<BR/>misterioso, con quel fiore, fior di...?»<BR/><BR/>«morte: sì, cara». «Ed era vero? Tanto<BR/>io ci credeva che non mai, Rachele,<BR/>sarei passata al triste fiore accanto.<BR/><BR/>Ché si diceva: il fiore ha come un miele<BR/>che inebria l'aria; un suo vapor che bagna<BR/>l'anima d'un oblìo dolce e crudele.<BR/><BR/>Oh! quel convento in mezzo alla montagna<BR/>cerulea!» Maria parla: una mano<BR/>posa su quella della sua compagna;<BR/><BR/>e l'una e l'altra guardano lontano.<BR/><BR/>II<BR/><BR/>Vedono. Sorge nell'azzurro intenso<BR/>del ciel di maggio il loro monastero,<BR/>pieno di litanie, pieno d'incenso.<BR/><BR/>Vedono; e si profuma il lor pensiero<BR/>d'odor di rose e di viole a ciocche,<BR/>di sentor d'innocenza e di mistero.<BR/><BR/>E negli orecchi ronzano, alle bocche<BR/>salgono melodie, dimenticate,<BR/>là, da tastiere appena appena tocche...<BR/><BR/>Oh! quale vi sorrise oggi, alle grate,<BR/>ospite caro? onde più rosse e liete<BR/>tornaste alle sonanti camerate<BR/><BR/>oggi: ed oggi, più alto, Ave, ripete,<BR/>Ave Maria, la vostra voce in coro;<BR/>e poi d'un tratto (perché mai?) piangete...<BR/><BR/>Piangono, un poco, nel tramonto d'oro,<BR/>senza perché. Quante fanciulle sono<BR/>nell'orto, bianco qua e là di loro!<BR/><BR/>Bianco e ciarliero. Ad or ad or, col suono<BR/>di vele al vento, vengono. Rimane<BR/>qualcuna, e legge in un suo libro buono.<BR/><BR/>In disparte da loro agili e sane,<BR/>una spiga di fiori, anzi di dita<BR/>spruzzolate di sangue, dita umane,<BR/><BR/>l'alito ignoto spande di sua vita.<BR/><BR/>III<BR/><BR/>«Maria!» «Rachele!» Un poco più le mani<BR/>si premono. In quell'ora hanno veduto<BR/>la fanciullezza, i cari anni lontani.<BR/><BR/>Memorie (l'una sa dell'altra al muto<BR/>premere) dolci, come è tristo e pio<BR/>il lontanar d'un ultimo saluto!<BR/><BR/>«Maria!» «Rachele!» Questa piange, «Addio!»<BR/>dice tra sé, poi volta la parola<BR/>grave a Maria, ma i neri occhi no: «Io,»<BR/><BR/>mormora, «sì: sentii quel fiore. Sola<BR/>ero con le cetonie verdi. Il vento<BR/>portava odor di rose e di viole a<BR/><BR/>ciocche. Nel cuore, il languido fermento<BR/>d'un sogno che notturno arse e che s'era<BR/>all'alba, nell'ignara anima, spento.<BR/><BR/>Maria, ricordo quella grave sera.<BR/>L'aria soffiava luce di baleni<BR/>silenzïosi. M'inoltrai leggiera,<BR/><BR/>cauta, su per i molli terrapieni<BR/>erbosi. I piedi mi tenea la folta<BR/>erba. Sorridi? E dirmi sentia: Vieni!<BR/><BR/>Vieni! E fu molta la dolcezza! molta!<BR/>tanta, che, vedi... (l'altra lo stupore<BR/>alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta<BR/><BR/>con un suo lungo brivido...) si muore!»mazapegulhttps://www.blogger.com/profile/05044258455666975012noreply@blogger.com