sabato 25 ottobre 2008

Diario di una gravidanza


William Bouguereau
Les joies d'une mère, 1878


Diario di una gravidanza
(maggio 2007)

di Sabrina Manca



Ieri mattina ho fatto una pazzia.

L’ha detto persino tuo padre che di solito con l'incoscienza ci va a braccetto; ha detto, non andare, l’autobus è tutto uno scuotere e un sobbalzare di freni, farai ballare tua figlia dentro al pancione! Io però ero irremovibile. Volevo fare un giro per la città, seduta sul retro dell’87, attraversare Bastille, passare davanti a Nôtre-Dame, tagliare per il cuore di Saint Germain, la Sorbonne, il Pantheon per finire aux Champs de Mars, a due passi dalla Tour Eiffel. Sognavo pure il tepore di fine maggio, e poca gente a bordo, nel lungo tragitto.

Invece pioveva, e l’autobus era pieno come un uovo.

Per fortuna mi hanno lasciato sedere, almeno non hai dovuto sopportare la mia stanchezza, e poi, siccome era quasi impossibile scorgere qualcosa attraverso quei vetri rigati di pioggia, mi sono messa a guardare le persone.
Per prima cosa sono tutte diverse. E’ banale, lo so, ma la diversità fa si che ognuno abbia qualcosa di affascinante, misterioso. Non ti puoi certo annoiare nel guardare la gente. I tratti del viso, le espressioni, la camminata, i gesti ripetitivi, e poi il modo in cui sono vestiti, ciò che portano in mano o sulle spalle. Puoi seguire il loro sguardo, tentare di indovinare dove si posa per volare via e dove indugia, intrigato. A volte si sofferma proprio sul tuo e allora resti per qualche secondo in imbarazzo e fuggi via oppure offri un sorriso d’intesa.

Alcuni parlano da soli, altri ascoltano i discorsi dei vicini, altri ancora partecipano perfino.
Ogni persona su questo autobus rassomiglia a qualche altra, la madre, il padre, un cugino lontano, e ogni persona ha qualcosa di unico che le appartiene per un diritto inalienabile.

Mi sono così ritrovata a cercarti fra quelle facce, figlia mia.

Mi sono chiesta: sarai come quest’uomo dal viso butterato che dondola nervosamente le gambe di fronte alle mie e che ogni tanto mi guarda la pancia, poi scuote la testa quasi con disapprovazione e poi soffia, sbraita, posando gli occhi sul giornaletto della metro che subito si stanca di scorrere? Avrai la sua stessa faccia disillusa?
Oppure sarai piuttosto la ragazzina che si dondola davanti alla porta d’uscita, mimando una danza sul suo i-pod, e che si cava continuamente di tasca il telefonino sperando in una chiamata? Avrai la sua coda di cavallo, le sue gambe nervose e l’ansia del suo sguardo in attesa?

Ho paura, figlia mia, di dirti troppe bugie, o di dirtene troppo poche.

Che la vita è bella, che stare al mondo è una gran fortuna, che non siamo soli, che la felicità esiste e non è lontana.
Sono tutte bugie sai, tutte bugie che ti dirò insieme ad altre, ancora più grandi.
Ti spiegherò la bontà, la generosità, l’onestà, la coerenza, la tolleranza, l’amicizia, l’amore, la disponibilità, l’empatia e tu crederai che sono quelle che fanno girare il mondo, svegliandoti un giorno con in bocca il sapore amaro del disincanto.

Mauritz F.H. De Haas: Nave nella Tempesta

Non capirai il perché di quei racconti, che non corrispondono ad alcuna realtà, meno che meno alla mia. Avrai ragione sai, quando dirai che nulla ha senso, che siamo zattere sballottate dalle onde di un oceano senza terra.

Ti dirò allora qualcosa che potrà forse dare un significato alla confusione.

Gli uomini sono quella confusione. Gli uomini dicono e fanno tutto e il contrario di tutto, persuasi che esista un ordine in questo caos. Ma è il caos la meraviglia, così come lo è la trasgressione ai valori che cerchiamo di imporre alle società in cui viviamo per non farci troppo male l’un l’altro.
Possiamo essere tutto ciò che vogliamo, figlia mia, cattivi, disonesti, avari, egoisti, senza per questo perdere la nostra umanità, e anzi, è in questi comportamenti che la vedremo nella sua luce più limpida.

Non prendere mai su di te la colpa della tua umanità, figlia mia, abbi compassione di te, abbi tenerezza verso ciò che sei, tu, unica al mondo.
L'amore e la felicità, quelle impalpabili farfalle, volteggeranno sempre su di noi, e se pure non riusciremo mai ad afferrarne una, il ricordo delle ali variopinte e della leggerezza, ci farà andare avanti a testa in su, dimentichi del suolo che calpestiamo con fatica.

Non ti prometto che sarai felice, figlia mia, sarebbe un inganno ignobile, ma ti prometto farfalle: di quelle si, ne avrai quante ne desideri.

(mercoledì, 22 ottobre 2008)

Da C'era una volta un Re

Martin Johnson Heade
Blue Morpho Butterfly, c.1864-1865


10 commenti:

Roby ha detto...

In qualità di: 1. madre di figlia femmina; 2. frequentatrice di mezzi pubblici e 3. "scribacchina" in rete, credo di aver letto raramente qualcosa di più suggestivo. Sono parole in cui posso sprofondare tranquillamente, assaporandone sia il dolce sia l'amaro. Grazie, Sabrina: ora chiudo la "finestra" dei commenti e vado a rileggermelo!

Roby

Solimano ha detto...

Sabrina Manca è una che da qualche mese leggo sempre, anche se commento poco (però tre giorni fa ci siamo fatti due belle ghignate sul tema dello scambio dei link).
Questo brano lo ammiro al 99,99% periodico, ma generalmente non succede così, l'ammiro all'80% e il restante 20% mi fa prudere le mani, non perché non l'ammiri come scrittura, ma perché non condivido alcune cose che dice. Il fatto che mi prudono le mani vuol dire che tocca tasti importanti.
Un due tre settimane fa, leggevo su un blog con sarcasmo un po' amaro una serie di interventi sul tema "Amore, fedeltà, tradimento", grosso modo. Tema su cui si spacciano balle incredibili in malafede e in buonafede, che è ancor peggio. Tutti a farsi cicip ciciop addosso finché è arrivata Sabrina, a cui nessuno ha risposto. Subito ho copincollato il suo commento e l'ho salvato nel mio desktop. E' di quelli che il 20% mi prudono le mani, ma il resto! Lucidità, passione, schiettezza affiancate. E nessuna balla. Ecquequà:

"Mi sembrano tante belle dichiarazioni di principio quelle contro chi mente e tradisce ma la vita è altro. Nella vita si sbaglia, e come si dice sbagliando si impara.
Una voce che ci dice di mentire puo’ portarci apparentemente lontano da noi ma se siamo pronti ad accettarne le conseguenze, al contrario ci fa conoscere una parte di noi che censuriamo per non arrenderci al fatto che esiste.
Il tradimento che cos’è? Scopare con un altro, baciarlo, semplicemente questo?
A me sembra che il tradimento sia ben altro. Per prima cosa rinunciare a se stessi, le proprie curiosità, il proprio istinto, e qui intendo fiuto per cio’ che ci interessa, le proprie idee per l’altro.
Questo comportamento, tipico di molte donne fa nascere una frustrazione tale che si trasforma in rancore nei confronti del proprio compagno.
Meglio una scopata in giro, una stirata di pantaloni di meno, un cinema in compagnia, piuttosto che tradire l’altro riversandogli addosso un rancore che è tutto nostro.
Tradire è non sostenere il proprio compagno in cio’ in cui crede, oppure non dirgli cio’ che pensiamo di cio’ in cui crede.
Tradire riguarda un’onestà di fondo sulla relazione che si sta vivendo e che sarebbe davvero banale ridurre al fatto di andare a letto con un altro.
E perdonare si puo’ quando si sa distinguere se stessi dall’altro. In tal caso si comprende che l’altro, per dei motivi da capire e valutare ha fatto qualcosa che involontariamente ci ha ferito, e questo perchè crediamo che sia diretta contro di noi, contro il nostro amor proprio e invece è qualcosa di cui aveva bisogno l’altro per se stesso.
Chi tradisce a ripetizione non umilia il compagno ma è qualcuno di talmente insicuro o immaturo o complessato, o le tre insieme, che sarebbe più onesto e coraggioso lasciarlo andare per la sua strada invece di infliggerci e infliggergli la pena di starci insieme.
Onestà è tentare di guardare la propria relazione per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse, perfino a dispetto di noi stessi.
Tradimento (verso noi per primi)è rifiutare di vivere la realtà".

Sabrina ha un grosso difetto: trascura un po' il suo blog, presa da tante cose, ma nessuno è perfetto! Ciascuno ci abbiamo i suoi difetti, io compreso.

grazie Sabrina e saludos
Solimano

Roby ha detto...

Più lo rileggo e più mi piace. Pensandoci, ho "scoperto" anch'io di aver visto volteggiare tante farfalle, sulla mia testa, ma di averne afferrate soltanto un paio. Il ricordo di alcune tra quelle sfuggite è comunque molto, molto dolce, davvero.

Ancora grazie, e ciao!

Roby

Habanera ha detto...

Cara Sabrina, da mamma che ha vissuto (e che vive) questo ruolo con dedizione, passione e tanta paura di sbagliare, ho apprezzato particolarmente queste tue parole così lucide e appassionate.
Juliette forse non lo sa ancora ma ha già la cosa più preziosa e importante che si possa desiderare, una mamma che non la lascerà mai sola.

Benvenuta!
H.

Anonimo ha detto...

Credo che sia la terza volta da ieri che posto un lungo commento e succede qualcosa di terrificante che lo fa sparire. Cerchero' di restare zen e riprovare più tardi...

Anonimo ha detto...

Ho adottato la prudenza di scrivere su word dopo quattro tentativi andati a vuoto : questo la dice lunga sia sulla mi rapidità di riflessi che sulla testardaggine.

Roby : per prima cosa ti ringrazio tanto per le tue parole. L’esperienza di madre mi sconvolge e mi affascina come nessun’altra. E come puoi immaginare come i ricordi di bambina riaffiorino potenti (a proposito grazie per « la maestra », evocatore di dolci memorie). Il fatto è che non vorrei far vivere a mia figlia i buoni sentimenti come li ho vissuti io. Bisognava essere buoni, generosi, gentili e io, che già sapevo fare la differenza fra bene e male, mi sentivo spesso sbagliata.

Solimano : d’abord, mille fois merci pour ton attention et tes compliments qui me touchent profondement. La discussione sul tradimento me la ricordo eccome, al pensiero mi prude ancora la lingua. Il fatto è che trovo urticanti la banalità e la superficialità (negli altri) e quando sento dire « quell’inetto di mio marito mi ha tradito » è più che altro il termine « inetto » a sconvolgermi.
Il blog, il net in generale, mi fa paura. La fruibilità immediata, la visibilità, l’interazione creano in me dipendenza fisica, deliri di onnipotenza (come ad esempio la mattinata di ieri trascorsa ad ammirare il moi post sul nonblog) e profonde depressioni . Preferisco concentrarmi sulla scrittura tradizionale, di cui questo post fa parte del resto, mi sembra che rispetti di più il silenzio interno di cui ho bisogno quando scrivo.

Habanera : che dire, che dirti ? Il fatto è che dopo pochi scambi, mi sento già affezionata a te. Ti ringrazio di aver saputo cogliere l’importanza che ha per me questo post e il desiderio che fosse capito e condiviso.

Giuliano ha detto...

Il giro in tram è un anticipo di quello che succederà: compresi urti, scossoni, tante facce diverse... Noi ormai lo sappiamo anche troppo, auguri alla bimba nuova.
L'unica cosa che mi rattrista è che non sono così sicuro che le farfalle ci saranno ancora, perse tra diserbanti e cementificazioni.

Habanera ha detto...

Inutile dirti che la cosa è assolutamente reciproca, Sabri.
Ho letto che oggi è il primo compleanno della tua Juliette e le auguro, con tutto il cuore, il meglio del meglio che la vita sia capace di offrire.

Con affetto
H.

Roby ha detto...

Auguri anche da me!

E a proposito: mica male portarsi dietro pancioni e/o bambini su un autobus nel centro di PARIGI!!!!

Sempre meglio che sulla tramvia che stanno costruendo qui a Firenze...


Bisous

Roby

mazapegul ha detto...

Da padre lento di comprendonio, che s'accorge delle figlie solo nel momento stesso della loro nascita ("non partorirai affatto", fu detto ad Adamo), non ho pensato quello che ha pensato -e scritto- Sabrina [per cui provo invidia, del tipo emulante]. Però ho cercato d'insegnare alla figlia che la felicità non è qualcosa che si cerca, ma un movimento che si coglie con la coda dell'occhio, mentre si sta cercando di fare, o pensare, ad altro.